Quando il 9 settembre 2013 veniva firmato l’Atto Attuativo tra Roma Metropolitane e Metro C, questo veniva presentato come la soluzione a tutti i mali. Si diceva che sarebbero stati garantite tempistiche sicure; che si sarebbe posto fine all’incontrollato aumento dei costi; che sono state poste le basi per evitare nuove riserve e contenziosi; e si diceva che sono state stabilite nuove penali e regole più stringenti per la loro applicazione. Oggi c’è da dire che, per molti versi, siamo alla situazione di partenza. Sembra che l’iter della Linea C abbia continuato ad andare avanti per la sua strada, con i suoi difetti e vizi, neanche scalfito dalla sottoscrizione dell’Atto. Si badi bene: non si vuole dare colpe a qualche persona perché tutti i soggetti coinvolti – anche chi non ha firmato l’atto – non si sono minimamente sforzati di ottemperare le scadenze. La Linea C continua a procedere come una calamità naturale, dove accadono cose senza che nessuno ne riesca (apparentemente) a governare l’andamento e viene sempre gestita in regime straordinario. Di conseguenza, come in seguito a una calamità naturale nel nostro paese, si tampona il danno senza porre le basi affinché non si ripeta in futuro (o quanto meno si riducano i danni).