Pigneto non è un’opera giubilare

La “gara” per la realizzazione della stazione Pigneto è andata deserta un’altra volta. Ma c’era da aspettarselo, visto che ogni volta che si avvicina un giubileo qualcuno pensa bene di decidere che un’opera così complessa debba essere realizzata in qualche mese.

E allora via di lotti, sub-lotti, subtratte, pezzetti di opera, tutti tentativi disperati di piegare a scadenze impossibili un intervento vasto come è quello del Nodo Pigneto, approvato nell’ormai lontano 2010.

È successo nel 2016, per il giubileo straordinario della Misericordia, e risuccede oggi, in vista del Giubileo 2025. Da fonti qualificate, infatti, abbiamo appreso che gli operatori economici non hanno partecipato alla procedura ristretta indetta da RFI per la realizzazione dell’opera perché è semplicemente impossibile pensare di realizzare una stazione di quel tipo, in soggezione di esercizio, in meno di un anno.

Insomma, abbiamo perso mesi per un obiettivo impossibile. O meglio, un obiettivo che è diventato impossibile, anche per l’incredibile inefficacia dell’azione di RFI, la società del gruppo Ferrovie dello Stato che si occupa della rete ferroviaria, nella gestione dell’appalto.

Quello che nessuno ha detto in questi anni è che Rete Ferroviaria Italiana il progetto di Pigneto lo sta gestendo malissimo da anni.
Lo si è visto nei problemi delle interferenze con i sottoservizi, nei tempi di progettazione biblici, in procedure d’appalto assolutamente non commisurate all’entità e alla complessità dell’intervento, nell’aver messo sull’attuazione del procedimento un pugno di tecnici, che da soli certo non possono portare avanti un’opera che non è per nulla banale.

Ci eravamo illusi che il commissariamento avrebbe giovato, peccato che il commissario scelto dal Governo altro non sia che un dirigente di RFI, che non ha dato quella svolta radicale sperata.

Il preliminare del nodo completo è stato approvato nel 2010. La Valutazione di Impatto Ambientale si è chiusa nel 2013. Siamo nel 2023. Abbiamo atteso fin troppo.

MA ADESSO COSA SI PUÒ FARE?

Anzitutto ribadire che Pigneto non è un’opera giubilare, che non lo è mai stata e che per fare le opere pubbliche ci vuole il tempo che ci vuole.

Ma soprattutto che Pigneto va fatta tutta, il nodo Pigneto va fatto completando il tombamento del vallo, con le annesse banchine lato mandrione ed il collegamento alla Linea C, alla Termini-Tor Vergata e alle tranvie della Prenestina, attuando integralmente il progetto di rigenerazione urbana pensato per il Pigneto ed il Mandrione.

Questo significa Pigneto va finanziata tutta, ma di questa mancanza non si può certo incolpare RFI.

Comune, Regione e finanche lo stato, che raccontano da anni di voler realizzare Pigneto e l’Anello Ferroviario tutto, sistematicamente hanno messo sul piatto spicci o al più oneri derivanti da compensazioni o risorse derivanti da grandi eventi, sempre con la pia illusione che realizzare stazioni in superficie sia una cosa facile e da farsi in breve tempo.

Stando ai dati forniti dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, entro la fine dell’anno verrà consegnata la progettazione esecutiva anche per le parti mancanti del nodo. Per avere l’opera intera occorrono circa 182 milioni, ma il finanziamento si ferma ad 83 milioni (più una quota di 22,2 milioni qui mancante a carico di RFI e un’altra finanziata di fatto da Roma Capitale con una compensazione di alcuni parcheggi, per un totale di circa 115 milioni).

Se davvero l’opera si vuole fare, Comune, Regione e Stato si decidano a finanziare anche i 70 milioni mancanti. Se è vero che la legge di bilancio 2023 rischia di essere “lacrime e sangue”, è altrettanto vero che 70 milioni, ma anche tutti e 180 i milioni qualora eventuali quote PNRR dovessero saltare, sono assolutamente sostenibili.

Nel mentre, RFI inizi a fare gare con procedura aperta (che è meglio) e magari, in nome di un briciolo di trasparenza, a iniziare a pubblicare i progetti quando vengono approvati. Perché se c’è un modo per far conoscere al mercato i progetti e per creare un’appetibilità nella loro realizzazione è proprio la trasparenza.
Una trasparenza che in RFI, troppo spesso, manca e che non permette avere un mercato già pronto a realizzare.

REALIZZARE LE STAZIONI FERROVIARIE NON È UNA COSA FACILE

Non possiamo non segnalare un fatto. Per anni ci è stato raccontato da alcuni che le metropolitane sono costose e difficili e che richiedono procedure e tempi di realizzazione lunghissimi. “Molto meglio”, dicono, “realizzare altre stazioni sulle ferrovie esistenti”.

Pigneto è la dimostrazione che il problema delle opere non è nella loro complessità effettiva, ovvero che non ha alcun senso scegliere di fare certe opere perché sono più facili di altre (anche se meno utili). Come del resto non è vero che un’opera che costa relativamente poco sia semplice, si pensi ad esempio proprio a Pigneto, che va realizzata in soggezione di esercizio, cioè con i treni che continuano a circolare sulla linea durante i lavori.

Tutte le opere sono difficili con enti finanziatori latitanti, stazioni appaltanti ridotte al lumicino e obiettivi politici irrealizzabili.

Se vogliamo le opere facili la cosa più facile è rimanere fermi e lasciare tutto così com’è.