ROMA METROPOLITANE È ANCORA IN LIQUIDAZIONE

Ieri, nel corso di una Commissione Mobilità, è stato annunciato lo sblocco dei conti di Roma Metropolitane. La società potrà quindi tornare a pagare gli stipendi e i cantieri della Linea C, che potranno quindi proseguire.

Sarebbe da cantare vittoria, se non fosse che tutto questo non è avvenuto in alcun modo perché il Comune abbia davvero fatto qualcosa per la società. O se non per la società, perlomeno qualcosa in generale.

Semplicemente, i pignoranti si sono accorti che tramite il pignoramento non avrebbero ottenuto il becco di un quattrino, perché semplicemente quando i conti si bloccano il Comune smette di pagare Roma Metropolitane, anche a costo di farla fallire, cosa che rende inutile il pignoramento.

Non a caso, non è la prima volta che dei pignoramenti su Roma Metropolitane vengono ritirati, per gli stessi identici motivi, peraltro ad opera degli stessi soggetti.

Quanto è emerso dalla commissione di ieri è che, dopo il cambio di statuto di Roma Servizi per la Mobilità, a dire del comune funzionale a salvare Roma Metropolitane fondendola in RSM, non è accaduto nulla.

Non si capisce come il Comune intenda procedere. Non si capisce neanche se qualcuno stia davvero lavorando per salvare Roma Metropolitane. Infatti, ieri nessuno è stato in grado di tracciare neanche a grandi linee il progetto di fusione delle due società, che banalmente non esiste.

Inizia invece a farsi strada la consapevolezza che la fusione tout court significherebbe solamente trascinare nel baratro anche Roma Servizi per la Mobilità. Fondere RM in RSM, infatti, comporterebbe anche la conservazione dei rapporti giuridici di RM, quindi anche la conservazione dei contenziosi passati e presenti. Come, del resto, da Stazione Appaltante la società fusa continuerebbe ad essere esposta al rischio di contenzioso con gli appaltatori.

Ciò significa che se anche oggi, per assurdo, si chiudessero con improbabili accordi transattivi i contenziosi in essere, al primo problema futuribile la società si bloccherebbe di nuovo, questa volta inchiodando non solo i cantieri delle metropolitane, ma anche i semafori, i taxi, la permissistica e pure le ZTL (per la gioia di alcuni), tutte competenze oggi in capo ad RSM.

Continuare ad affidare ad una società a responsabilità limitata le funzioni di stazione appaltante è una strategia fallimentare. Era fallimentare quando la proponeva Virginia Raggi ed è fallimentare ora che viene proposta, tal quale, da Roberto Gualtieri. Così come era ed è fallimentare la fusione societaria tout court.

SE PROPRIO FUSIONE DEVE ESSERE, CHE SI FACCIA BENE

Ma il Comune ha ormai dichiarato che la fusione si farà. Poiché in politica è difficile tornare indietro, quello che proponiamo è di iniziare a lavorare seriamente sul progetto di fusione, andando però a modificare la natura di Roma Servizi per la Mobilità e Roma Metropolitane. 

Come spiegavamo in questo articolo,“la strada maestra è quella della trasformazione di Roma Metropolitane da Società a Responsabilità Limitata ad Azienda Speciale”, una strada percorribile anche contestualmente alla fusione con Roma Servizi per la Mobilità. Basterebbe infatti realizzare una fusione per unione, piuttosto che una fusione per incorporazione, in un soggetto che abbia la forma dell’azienda societaria.

Quello dell’azienda speciale è un modello organizzativo infinitamente più stabile e resiliente, finanziariamente parlando, della forma societaria a responsabilità limitata: in caso di disavanzi, passività, debiti o quant’altro, infatti, è possibile rifondere le risorse alla società senza difficoltà, sia tramite il bilancio comunale, qualora le risorse siano già individuate, sia attraverso la procedura di cui alla lett. b) del comma 1 dell’art. 194 TUEL, provvedendo a ripianare prontamente i maggiori oneri.

Se il Comune continua a ragionare rimanendo ostaggio della logica del contenzioso, come ha fatto negli ultimi 10 anni, è impossibile salvare la società. Ammesso che il Comune voglia salvarla.