Come dare un senso alla diramazione della Metro C per EXPO 2030

Alcuni mesi fa si è tornato a parlare di un intervento che appariva ormai molto e sepolto: la tratta T6B della Metro C, ovvero la tratta in diramazione Torrenova-Banca d’Italia.

L’area di Tor Vergata è infatti parte dell’ampio progetto di EXPO 2030, che vede la realizzazione di un parco espositivo molto ampio, che andrà ad includere anche la tristemente nota “vela di Calatrava”.

Secondo quanto emerso da dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa dal Sindaco e dall’Assessore competente, per rispondere ai flussi di visitatori previsti le linee G ed H del PUMS, le due metrotranvie già progettate ed in parte finanziate che attraverseranno l’area della fiera, non saranno sufficienti.

Servirà una diramazione della Metro C, servirà la tratta T6B.

COS’È LA TRATTA T6B

La tratta T6B è una delle tratte “opzionali” della Metro C, ovvero una di quelle tratte che sebbene inserite nel contratto di realizzazione dell’opera, verra realizzata solo previa attivazione delle relative clausole contrattuali da parte del Comune e di Roma Metropolitane.

Nel 2007, proprio per valutare quali tratte opzionare e quali no, il Comune di Roma commissionò un’indagine trasportistica all’Agenzia della Mobilità, che fece emergere una sostanziale inutilità della tratta in diramazione T6B.

Con una domanda praticamente nulla, pari a 800 p/h al capolinea di Banca d’Italia, la tratta cadde nel dimenticatoio.

Per Tor Vergata, che invece mostrava una buona domanda di mobilità, nel tempo si è andati verso l’individuazione di altri sistemi di trasporto, più capillari, come le metrotranvie G ed H del PUMS.

A cambiare le carte in tavola è però l’EXPO 2030, che per tutto il periodo dell’evento attrarrà visitatori che, secondo quanto previsto dal comitato organizzatore, saranno in numero ben oltre superiore alla combinata delle due metrotranvie, dei bus e del sistema del trasporto privato.

E DOPO L’EXPO?

Sebbene il ragionamento sia valido per quanto strettamente connesso con l’evento, viene da chiedersi se l’infrastruttura sarà ancora utile dopo l’EXPO e se valga la pena realizzare un intervento irreversibile come una metropolitana.

Non avendo dati a disposizione e non essendo ancora noto l’utilizzo che si intenderà fare di quelle aree dopo la fiera, non abbiamo modo di fornire una risposta. Viceversa, possiamo analizzare come rendere la tratta T6B più attrattiva in sé, già oggi.

Un’ipotesi potrebbe essere quella di superare l’idea dell’attestamento a Banca d’Italia, accorpandolo alla stazione Policlinico Tor Vergata, per poi invece raggiungere l’attuale stazione ferroviaria di Tor Vergata sulla linea Roma-Napoli via Cassino, nei pressi dei Laboratori Nazionali di Fisica.

Sebbene si tratti di una linea più lunga, il numero invariato di stazioni permetterebbe di contenere i costi, avvicinando però la linea C ai Castelli Romani, un ambito regionale che esprime una forte domanda di mobilità.

Non solo, il rammaglio con la linea FL6 delle ferrovie regionali del Lazio, parte peraltro di una ferrovia principale della rete FS, permetterebbe di intercettare un vettore che già oggi esprime centinaia di migliaia di passeggeri giornalieri.

Si tratterebbe, finalmente, di un intervento urbanistico teso a favorire un vero policentrismo urbano, che faccia perno su Tor Vergata e sull’area EXPO, superando le logiche accentratrici che oggi condizionano larga parte della mobilità romana.

Per andare a Tor Vergata o anche a Centocelle, qualcuno proveniente da Napoli, Cassino o Frosinone non sarà più costretto ad arrivare al centro di Roma, ma potrà penetrare direttamente nei quartieri di interesse attarverso la rete metropolitana.

LA LIMITAZIONE A TOR VERGATA

Dalle poche notizie emerse finora su EXPO 2030 sembrerebbe, tuttavia, che la diramazione della metropolitana si limiterebbe alla realizzazione della sola stazione Tor Vergata. Si tratta, a nostro parere, di un approccio sbagliato.

Se il tema è solamente portare persone nell’area strettamente adiacente all’università di Tor Vergata, le Linee G ed H sono ampiamente sufficienti, soprattutto se a queste ultime si aggiungesse, lungo l’esistente corridoio della mobilità di Tor Vergata, un servizio di superficie svolto con autobus da 24 metri, recentemente legalizzati a circolare su itinerari individuati.

In basso a destra le linee G ed H del PUMS

Senza contare, poi, che il policlinico universitario dista appena 800 metri in linea d’aria dall’esistente stazione di Torre Angela, facendo sollevare il serio dubbio circa l’opportunità, a questo punto, di realizzare banalmente un itnerario pedonale protetto.

UN’ANALISI COMPLETA

Un’analisi trasportistica circostanziata e completa circa lo sviluppo della Tratta T6B è necessaria. Il rischio è quello di realizzare un’opera non solo poco utile, ma potenzialmente anche dannosa per la tratta esistente, che vedrebbe le frequenze ridursi sul ramo Torrenova-Pantano.

Tutto questo tenendo sempre a mente che i tempi di realizzazione di una metropolitana non sono dettati dalla lunghezza o dal numero di stazioni: se si lavora in contemporanea ci vuole lo stesso tempo a realizzare due, tre o dieci stazioni della stessa profondità, senza particolari patemi. Ammesso, peraltro, che in periferia abbia senso scavare e non, piuttosto, correre in superficie.

Singoli eventi come l’EXPO 2030, la cui organizzazione si spera spetterà a Roma, o il Giubileo 2033, non sono sufficienti a giustificare la realizzazione di una metropolitana, ma sono sempre ottime occasioni, da non perdere, per realizzarne una.

Facciamolo bene.