Roma ha bisogno di una rete di metropolitane capillari

Cinquantadue. Sono ben cinquantadue i minuti che i romani impiegano per raggiungere il proprio posto di lavoro. A certificarlo è Moovit, che nella giornata di oggi, 13 dicembre, ha pubblicato i dati 2022 sulla mobilità in Italia e nel mondo.

“Ma Roma è grande”, è la solita giustificazione. Eppure, sempre da dati Moovit, lo spostamento medio dei romani è di appena 7,52 km, contro gli oltre 8 di Napoli, Milano, Venezia e Bologna, dove il tempo di spostamento medio è rispettivamente di 45, 44, 39 e 36 minuti.

Il motivo di questa discrepanza è semplice: a Roma (e nel Lazio) solo il 30% degli utenti riesce a raggiungere il posto di lavoro senza effettuare cambi e oltre il 60% è costretto addirittura a 2 o più cambi. Tutto questo in un contesto dove il tempo di attesa alla fermata è di ben 16 minuti.

Anche Milano, e la Lombardia, condividono con Roma un numero simile di cambi, ma nel caso milanese questi avvengono essenzialmente tra mezzi su ferro, grazie ad una capillarità di ferrovie e metropolitane assolutamente migliore di quella laziale.

È proprio il tema della capillarità del ferro a compromettere pesantemente il servizio romano, che giova invece di una rete di superficie vastissima, ma inevitabilmente lenta. I bus rimangono intasati nel traffico, a causa di una maglia viaria insufficiente e solo parzialmente migliorabile tramite l’inserimento di corsie preferenziali. In questo contesto, l’immediata introduzione di una stringente congestion charge permetterebbe di ridurre le auto in circolazione, con una diretta riduzione del traffico e quindi una conseguente velocizzazione del trasporto pubblico, che non significherebbe solo bus più rapidi, ma anche bus più frequenti a parità di mezzi circolanti.

Spesso, a torto, si sostiene proprio che le misure di limitazione del traffico privato debbano seguire le misure di promozione del trasporto pubblico. Tuttavia, spesso è invece vero il contrario, cioè che sono le misure di riduzione del traffico privato a comportare un miglioramento del trasporto pubblico. 

ROMA HA BISOGNO DI UNA RETE

Una definitiva soluzione al problema di mezzi pubblici troppo lenti e poco capillari, tuttavia, non può che essere quella dei grandi investimenti infrastrutturali, con la realizzazione di una rete metropolitana diffusa, basata tanto su linee metropolitane pesanti (A, B, C, D ed E), quanto su linee metropolitane leggere, ancora tutte da definire. 

Del tema delle metropolitane leggere e della loro necessità abbiamo riflettuto recentemente, evidenziando come le opportunità offerte dall’applicazione dell’art. 183 comma 15 del D.Lgs. 50/2016 potrebbero permettere di realizzare una rete vasta in tempi sufficientemente brevi e a costi ragionevoli, purché il Comune si doti di strutture tecniche adeguatamente dimensionate.

A questo tema vogliamo agganciare anche la questione, non meno importante, della cosiddetta “anisotropia di rete”. Una rete anistropa è una rete dove per andare da un punto A ad un punto B, dato un determinato tempo, esiste uno ed un solo tragitto che permette lo spostamento. Se si vuole andare dal punto A al punto B, quindi, non ci sono alternative a parità di tempo. Nel caso romano, spesso, non ci sono proprio alternative e basta.

Una rete basata su sole metropolitane pesanti, realizzate solo nei punti di massima domanda, è perciò una rete dove, se una di queste metropolitane si ferma, interi pezzi di città si fermano, perché non hanno alternative.

Grazie alla combinazione di metropolitane, metropolitane leggere e tram, invece, è possibile garantire non solo la capillarità, ma anche la certezza dei tempi di spostamento in caso di guasti o lavori. Basti pensare, ad esempio, ai disagi causati dalla chiusura della Metro A, che sia per guasto o manutenzione programmata.

OLTRE IL PUMS

Nel 2021 l’Assemblea Capitolina ha approvato il PUMS, il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile. Il piano prevede già moltissime nuove infrastrutture: oltre 70 km di nuove metropolitane e 67 km di tranvie. Riuscire a realizzarle tutte sarebbe già una grandissima vittoria per Roma. Ma è fondamentale guardare oltre, non soltanto allo scenario tendenziale del PUMS, ma ad una rete che permetta davvero di raggiungere l’obiettivo di una città a misura d’uomo e non più di automobile. Gli strumenti ci sono, serve la volontà e soprattutto una struttura: non è accettabile che Roma Metropolitane, alla data del 13 dicembre 2022, sia ancora in liquidazione e senza prospettive chiare di rinascita.

Altre città, come Madrid e Istanbul, senza contare la miriade di realtà asiatiche, hanno dimostrato che è possibile realizzare moltissime metropolitane in tempi brevi. Quando anche Roma?