L’attivazione della stazione Vigna Clara è stata rimandata un’altra volta
A causa del sistematico boicottaggio operato da parte di un gruppo di agguerriti cittadini, l’attivazione del servizio passeggeri della stazione Vigna Clara rimane una chimera. La possibilità di mettere in esercizio l’infrastruttura in occasione del prossimo cambio di orario ferroviario, previsto nel mese di giugno, è ormai saltata a causa della sospensione, il 21 gennaio 2021, dell’iter di verifica di assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale dell’infrastruttura.
Una sospensione causata, ancora una volta, dall’ennesima improbabile pretesa di qualche sparuto cittadino, che danneggia però tutta la collettività.
Ma facciamo un passo indietro.
Nel 2015 viene annunciata in pompa magna la riattivazione della stazione Vigna Clara per il Giubileo Straordinario della Misericordia del 2016.
È tutto pronto: i binari, la linea elettrica, i treni. Ma piomba sull’attivazione della Linea un ricorso al TAR del Lazio, promosso da una clinica e da un di condominio di Via Ferrero da Cambiano, insistenti sopra la galleria ferroviaria.
Inizia un processo amministrativo che si protrae fino a marzo 2018, quando con una sentenza definitiva il T.A.R. del Lazio, rigettando larga parte del ricorso dei residenti, accoglie comunque la necessità di svolgere una verifica di assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale Regionale, corredata da un’approfondita campagna sperimentale sugli effetti della riattivazione.
A novembre 2018, RFI annuncia l’avvio delle prove sperimentali, ma ecco rinascere le tensioni con gli agguerriti NIMBY del quartiere. La pretesa, questa volta, è di partecipare in contraddittorio alle prove sperimentali. Pretesa rigettata da RFI a maggio 2019. Ne nasce quindi un nuovo contenzioso in seno al TAR del Lazio, che si conclude solamente il 21 ottobre 2019. Esito negativo per i ricorrenti: non c’è alcun obbligo per RFI di svolgere le prove in contradditorio.
A partire da febbraio 2020 si entra finalmente nel vivo delle prove sperimentali: i treni iniziano a circolare, simulando l’esercizio ordinario. Si procede quindi all’elaborazione dello Studio Preliminare Ambientale, documento indispensabile per la verifica di assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale, che a luglio 2020 viene inviato in allegato all’istanza di verifica.
Ad agosto 2020 la Regione Lazio avvia la procedura di verifica di assoggettabilità a VIA.
Tutto procede bene: l’opera, d’altronde, è di fatto esistente e già realizzata, secondo norma, come peraltro ribadito dal TAR del Lazio. In questo solco si inseriscono tutti i pareri, fino a che ancora una volta tornano alla carica i nostri agguerriti cittadini. Questa volta con un nuovo cavillo. I cittadini insorgono: l’opera sarebbe stata già oggetto di una procedura di Valutazione di Impatto Ambientale Statale nel 2004, nell’ambito del più ampio progetto di realizzazione dell’Anello Ferroviario, e pertanto non sarebbe corretto sottoporla ad una verifica di assoggettabilità a VIA regionale. Il tutto, ovviamente, corredato da improbabili drammi su possibili crolli, devastazioni ed impatti indicibili sulla vita del quartiere, già smentiti dal TAR.
Tanto basta, comunque, per mandare in crisi il procedimento di verifica.
Il Ministero dell’Ambiente (MATTM), a settembre 2020, fa sue le considerazioni dei cittadini sulla competenza statale del progetto, chiedendo chiarimenti ad RFI.
Rete Ferroviaria Italiana risponde nella maniera più ovvia: è addirittura il Tribunale Amministrativo che ha chiesto di procedere in questo modo. (Ndr: chi meglio del TAR può decidere la procedura più corretta?) Ma al Ministero questo non basta. Il MATTM scrive nuovamente, segnalando la necessità di verificare se l’opera in questione si tratti di un tronco ferroviario nazionale o di un’opera ferroviaria di interesse regionale o locale, quindi se sia rispettivamente da sottomettere ad un giudizio di VIA regionale o nazionale.
La Regione Lazio accoglie l’esigenza di tale verifica ed il 21 gennaio 2021 il procedimento di verifica viene sospeso.
Viene quindi chiamato a intervenire il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, nel frattempo divenuto MIMS, che risponde il 4 marzo 2021. Il MIMS non può che ribadire la natura regionale dell’intervento. Trattasi infatti di una linea che, sebbene inserita in un più ampio e futuro programma di realizzazione di un nodo di rilevanza nazionale, finché limitata a Vigna Clara o, finanche, al bivio Tor di Quinto, non può che rimanere di rilevanza regionale. Addirittura, aggiungiamo noi, anche arrivando a Tor Di Quanto non solo la tratta è di interesse Regionale, ma interamente ricompresa nel territorio di un unico comune.
Raccolte queste considerazioni, il 7 aprile 2021 RFI trasmette un’ultima lunga memoria, con cui ribadisce la competenza regionale e la netta distinzione tra il progetto dell’Anello Ferroviario (o cintura Nord), di competenza statale, e la mera attivazione, a binario singolo, della tratta Valle Aurelia-Vigna Clara, di competenza regionale.
Ad oggi, il procedimento è ancora sospeso.
Così, a distanza di più di 5 anni dalla fine dei lavori, a distanza di più di 30 anni da quando l’ultimo treno ha raggiunto Vigna Clara, ci troviamo ancora qui a discutere del procedimento amministrativo più corretto per riattivare la linea. Anche se il procedimento corretto è stato addirittura definito da un tribunale amministrativo.
Le sfortunate vicende legate alla realizzazione di quest’opera ci insegnano moltissimo su quanto sia difficile, in Italia, il riutilizzo dell’esistente ed il recupero di infrastrutture parzialmente realizzate, come la ferrovia Valle Aurelia-Vigna Clara, ma anche la tranvia del viadotto dei presidenti (Saxa Rubra-Laurentina). Come del resto rimangono di difficile attuazione, per mera sovrapposizione di competenze, interventi di potenziamento e riuso come la trasformazione della Roma-Lido in metropolitana Linea E.
Quanto mai risulta necessaria la definizione di specifiche procedure, da parte del legislatore, Statale o Regionale per competenza, ai fini dell’attivazione e il completamento delle opere incompiute, come una specifica normativa in materia di conversione di infrastrutture esistenti, che possano semplificare il potenziamento delle reti, troppo spesso abbandonate all’inerzia.
Serve una cultura della conservazione, che non necessariamente passa dall’adeguamento normativo a tutti i costi, come ad esempio sta accadendo con gli adeguamenti antincendio delle metropolitane italiane, cui dal 2015 è applicato retroattivamente, con effetti nefasti, il D.M. 11 gennaio 1988 che definisce i criteri per la sicurezza antincendio. Un approccio non legato al reale rischio ma alla mera standardizzazione, che all’estero porterebbe alla chiusura di intere reti metropolitane.
Non è accettabile, altresì, un quadro normativo pensato sempre ed esclusivamente per le nuove realizzazioni, che permette di dare adito a qualche sparuto cittadino di bloccare per anni un’opera pubblica, senza concedere spazi di specificità alle singole opere e alle singole casistiche, nel rispetto di un approccio del tutto formale e mai sostanziale, quando ci si ritrova a dover migliorare, potenziare e modificare.
In conclusione, in attesa che qualche amministratore o parlamentare dai buoni propositi faccia suo quanto qui da noi rappresentato, speriamo che l’attivazione della tratta Vigna Clara-Valle Aurelia avvenga al più tardi al cambio di orario ferroviario dell’inverno 2021-2022, sperando che si smetta di dare adito e considerazione, addirittura a livello ministeriale, alle ennesime opposizioni allo sviluppo infrastrutturale, che si rivelano troppo spesso del tutto pretestuose. Magari ricordandoci, tralaltro, che abbiamo buttato 6 anni e che in 6 anni, tanto per fare un paragone, in Cina sono state realizzate 87 metropolitane per un totale di più di 3000 km. Chissà se in 6 anni noi riusciremo ad attivare una linea a binario unico, già realizzata, con un servizio da un treno l’ora.
Per i più interessati, a questo indirizzo sono pubblicati tutti gli atti della procedura al momento sospesa: https://regionelazio.app.box.com/v/VIA-055-2020/folder/118994821038
Buongiorno a tutti e scusate per la volgarità ma al netto della sacrosanta libertà di ognuno di far valere i propri diritti, ultimamente vedo che questa è diventata in senso ormai assoluto la città di chi fa come gli pare, soprattutto con la propria maghina, vedo anche gli anziani che non rispettano più le regole e da loro non me lo sarei mai aspettato. A Roma ognuno pensa di avere la maghina attaccata al culo e pensa di poterla mettere dove gli pare, il più vicino possibile al culo. Se cominciassero con una sana politica di riduzione di spazio disponibile per le maghine queste stupide lamentele verso i servizi pubblici sparirebbero come neve al sole.
Ma basta con questa storia dei “romani maghinari”!
I romani utilizzano i mezzi privati come rimedio alla pietosa situazione dei trasporti.
Che stupidaggine pensare che i trasporti siano in questa situazione perche i romani amano usare macchine e scooter (come in India!) per poter godere di file e tempi di percorrenza biblici, oltrechè
respirarsi un po’ di salutare smog!
A Roma si muore di traffico e ancora dobbiamo leggere “si però i romani so tutti maghinari”
Non ti è mai capitato di rimanere con l’autobus o con il tram(!) incastrato per colpa di auto in doppia (o terza) fila, o semplicemente parcheggiate a cazzo, di qualcuno che se ne sta al bar, vero? Tu neghi l’evidenza e sai di negarla. Basta co’ ste maghine! le Metro sono poche, lo sappiamo tutti e sappiamo bene perché, ma gli autobus funzionerebbero molto meglio se ne avessero lo spazio.
Credo anche io che dietro ai continui rinvii dell’apertura della stazione di Vigna Clara e quindi della tratta interessata ci sia un appoggio “velato” di tipo politico, altrimenti non é spiegabile come un ‘opera di grande interesse pubblico , rimanga bloccata a causa di cause pretestuose di pochi… e comunque qualora dette cause di alcuni residenti dovessero risultare motivate, si realizzino – avrebbero già dovuto essere realizzate – le necessarie opere di insonorizzazione, siamo nel 2021 certe problematiche possono essere tranquillamente superate. Ora dopochè con il Recovery fund e l ‘ elenco delle grandi opere previste dal governo Draghi, la chiusura dell’anello ferroviario é diventata una delle infrastrutture da realizzare, mi auguro che sappiano superare l’annoso e quasi ridicolo ” problema Stazione Vigna Clara”. Ripeto questa situazione é la dimostrazione concreta del NON VOLER FARE un ‘opera pubblica – a Roma quando non si vuol fare, si procede così, per sentenze, Tar , ministeri etc. quando invece con le moderne tecnologie ed un giusto e fattivo interessamento delle parti politiche ” apparentemente favorevoli e che invece si defilano e si mettono in ombra appena possibile”, la questione poteva esser risolta in tempi molto brevi. La verità é che ad oggi tale opera non é stata realmente difesa da nessuno se non dai residenti, almeno la parte dei residenti favorevoli che sono tanti.
Ma un bel Covid a certa gentaglia farabutta…..
Il Governo ellenico ha presentato ed il Parlamento ha votato favorevolmente un piano globale di costruzione della nuova linea metropolitana la quarta della capitale, oltre alle estensioni delle tre linee preesistenti dotata di 64 stazioni, ulteriori progetti riguardano la città di Salonicco nel nord del paese.
Parliamo della Grecia che nel bene e nel male oggi fatica ancora a riprendersi dal colasso economico, anche li il Governo ha intuito che per uscire dalla crisi economica aggravata dalla pandemia occorrono opere strategiche, la differenza tra noi e loro sta nel fatto che mente qui se ne fa un gran parlare li si passa ai fatti.
Il progetto ultimato porterà la città di Atene ad essere servita da un totale di 100 stazioni.
Altro che le misere 4 o 5 stazioni della linea C, Venezia-Clodio………… di questo passo il completamento della linea è rimandato alla prossima sciagura universale…..
Intanto il governo ha nominato i commissari straordinari per sbloccare le grandi opere impantanate da pastoie burocratico amministrative.
Tra queste ci sarebbe anche il completamento dell’ anello ferroviario di Roma e la metro c, a quest’ultima andrebbero 5,9 miliardi
https://www.mit.gov.it/comunicazione/news/commissario-grandi-opere/nominati-i-commissari-per-lo-sblocco-di-57-opere
5.9 miliardi per la C dovrebbero essere sufficienti ad arrivare almeno a Farnesina… aspettiamo i progetti a questo punto, forse una parte dello scempio è salva.
Stesso metodo andrebbe preso per Roma Lido e Roma Nord da trasformare in metropolitane con estensioni.
Una considerazione che manca è che i nimby capita di averli anche nelle istituzioni, per cui quando uno starnazza l’altro dall’interno invece di zittirlo fa il coro.
Mi hai tolto le parole di bocca, anzi, di tastiera. Anche a me viene il dubbio che qualche ministeriale che conta, abiti proprio lì, e sia protagonista in prima persona, o per interposto amico, di queste pretestuose opposizioni.
Che dire? Il terzo mondo a breve ci supererà ed ormai serve una dittatura militare. Poi non ci lamentiamo se in Italia non investe più nessuno sia italiano, ma soprattutto straniero ed i conti correnti di chi accumula liquidità si riempiono. Del resto solo un folle potrebbe investire.