Finanziaria 2021: in votazione l’emendamento per finanziare la Linea C fino a Grottarossa

La Legge di Bilancio 2021 potrebbe essere una finanziaria epocale per la prosecuzione della Linea C e quindi per la mobilità della Capitale d’Italia.

Dei numerosi emendamenti alla legge presentati dagli onorevoli Deputati, relativi alle metropolitane e ai tram della città di Roma, solo uno è stato effettivamente segnalato, concernente il finanziamento delle tratte T2, T1 e C2 della Linea C, ovvero le tratte Venezia-Clodio, Clodio-Farnesina e Farnesina-Grottarossa.

Le votazioni, iniziate nei giorni scorsi, proseguiranno anche oggi e nell’arco della settimana, fino all’approdo del testo completo alla Camera e, infine, al Senato.

L’emendamento, in particolare, prevede di destinare “per il completamento della linea C della metropolitana di Roma e per il prolungamento della stessa fino al quadrante Nord-Ovest della Capitale, ivi comprese le attività di progettazione e valutazione ex ante, altri oneri tecnici e amministrativi, nonché il materiale rotabile”, circa 4,57 miliardi di euro, ripartiti in 12 anni.

A ottobre avevamo parlato del fatto che Roma fosse incredibilmente sottofinanziata rispetto a Milano, Napoli e Torino. In molti casi, a mancare era stato proprio l’apporto del Parlamento e, per questo, avevamo invocato l’intervento dei nostri onorevoli concittadini.

In molti hanno risposto con emendamenti e proposte. Vogliamo esprimere gratitudine, in particolare, ai firmatari dell’emendamento per la Linea C, di cui riportiamo qui i nomi, al fine di ringraziarli tutti sentitamente: De Lorenzis, Francesco Silvestri, Flati, Baldino, Tuzi, Daga, Vignaroli, Bella, Cubeddu, Nobili, Giachetti, Barbuto, Luciano Cantone, Carinelli, Chiazzese, De Girolamo, Ficara, Grippa, Marino, Raffa, Scagliusi, Serritella, Spessotto, Termini, Prestipino, Madia, Mancini, Sensi e Manzo (126.017); Calabria, Brunetta, Baldelli, Barelli, Battilocchio, Giacomoni, Marrocco, Polverini, Ruggieri e Spena (126.26).

Ecco l’art 126-bis: da Venezia dritti veloce a Grottarossa, passando per il Centro Storico, la fine della logica dello “spezzatino”

Il finanziamento ipotizzato, contenuto nell’art. 126-bis, denominato “Misure per la mobilità sostenibile di Roma Capitale”, è più che sufficiente a coprire per intero la realizzazione di tutta la Linea C, da Venezia fino a Grottarossa, anche con l’opzione, prevista nel progetto preliminare, di raggiungere la stazione ferroviaria La Giustiniana FS, lungo la linea Roma-Capranica-Viterbo.

Questo permetterebbe la realizzazione in parallelo di circa 16 km di linea, con un notevolissimo risparmio di tempo. La Linea C, che è già la metropolitana ad automazione integrale più lunga d’Italia, arrivando a La Giustiniana raggiungerebbe la lunghezza di circa 37km complessivi, diventando, da seconda metropolitana più lunga d’Europa, una delle poche metropolitane ad automazione integrale (GoA4) europee di lunghezza “comparabile” alle giganti asiatiche.

Non smetteremmo mai di spiegare, infatti, che a dettare i tempi di costruzione di una metropolitana, purché con gallerie realizzate in scavo meccanizzato, non è né la lunghezza, né tantomeno il numero di stazioni complessivo, quanto invece il tempo di realizzazione della stazione o del pozzo più profondo.

Realizzare 3km di metro con 2 stazioni o 12km di metro con 12 stazioni non fa alcuna differenza. Se la stazione più profonda richiede 7 anni di tempo per essere completata, in entrambi i casi vedremo l’apertura della linea dopo 7 anni. Appare evidente, quindi, l’estrema convenienza di procedere con lavori in parallelo, che in ogni caso permettono anche economie di scala non indifferenti.

Occorre segnalare, tuttavia, che l’appalto in essere, che permetterebbe una rapida attuazione del finanziamento, è valido solamente fino a Clodio (tratta T2), con un’opzione per la tratta T1 Clodio-Farnesina. Per la tratta C2 Farnesina-Grottarossa/La Giustiniana FS occorrerà invece una nuova gara. Un elemento cruciale, da questo punto di vista, sarà la gestione commissariale, ormai in dirittura di arrivo.

Progetto preliminare del 2008 – il progetto aggiornato al 2020 prevede la realizzazione di tutte le fermate della tratta T2 tranne Risorgimento e la realizzazione della stazione Clodio in coincidenza dell’omonimo piazzale.

Si supererebbe, quindi, in larga parte, la divisone in tratte attuale e pertanto l’attuale progressione in serie dei lavori, con inizi lavori differenziati seppur nell’ambito del medesimo appalto, che è essenzialmente il motivo per cui ancora oggi la Linea C è incompleta, anche se il primo lotto è iniziato nel 2006.

Si pensi che tra l’inizio lavori di T7 nel 2006 e l’inizio lavori di T3 nel 2013 sono passati 7 anni e, probabilmente, ne saranno passati più di 15 prima dell’inizio lavori della tratta T2.

Fondi anche per la tratta esistente: obiettivo 3 minuti su tutta la linea

Il finanziamento richiesto include anche la fornitura del materiale rotabile, il completamento del deposito esistente e la realizzazione di una nuova area di parcamento a Nord, fino a garantire capacità per circa 60 treni, scorte comprese.

Si arriverebbe quindi ad un parco rotabili circolante sufficiente a garantire un esercizio a 3 minuti lungo tutti i 37 km della nuova infrastruttura.

Ma i benefici per la tratta esistente arriverebbero ben prima della realizzazione delle tratte Venezia-Farnesina e Farnesina-Grottarossa/La Giustiniana. L’appalto in essere, infatti, prevede già una fornitura di ulteriori 17 treni, rispetto ai 13 giù acquistati, ed il completamento di tutto il deposito di Graniti, fino ad una capacità massima di 42 treni.

Con il finanziamento si potrebbero immediatamente sbloccare i lotti rimanenti del deposito e della fornitura dei treni, con ingenti benefici già sulla tratta esistente nel breve periodo.

L’incognita Roma Metropolitane

Potremmo dire che è un bel giorno per Roma, ma di fronte alla gioia di un potenziale finanziamento della Linea C, non possiamo non parlare anche dell’incredibile e amarissima situazione che sta coinvolgendo Roma Metropolitane.

I lavoratori della società che si occupa di gestire, per conto del Comune di Roma, i cantieri delle metropolitane e dei corridoi filoviari, sono senza stipendio da novembre. Dalle pagine del Tempo, il Liquidatore della Società parla addirittura di una decandenza automatica del Contratto di realizzazione della Linea C, in caso di fallimento.

Visto l’enorme interesse pubblico sull’opera e visto che il detentore della stragrande maggioranza dei crediti è proprio la società che si occupa della realizzazione della Linea C, dubitiamo che si possa arrivare ad uno scenario in cui il curatore fallimentare non subentri nell’esecuzione del contratto, cedendolo poi al Comune o ad un Commissario Straordinario facente funzione di stazione appaltante, ai sensi del decreto Sblocca Cantieri.

Si avrebbero però certamente due effetti sull’opera: da un lato una sospensione dei lavori in corso per mesi, se non anni, dall’altro un accumulo enorme di legittime riserve da parte di Metro C s.c.p.a., in danno ai contribuenti. Il rischio concreto è che la Tratta T3 San Giovanni-Colosseo possa non vedere la luce neanche per il Giubileo 2025, con la beffa ulteriore dell’aggravio dei costi per la collettività.

Con la possibilità di veder finanziata tutta la Linea C e con il finanziamento della stazione Venezia praticamente certo, è impossibile comprendere i motivi per cui il Comune di Roma stia perdendo così tanto tempo a onorare le sentenze pendenti, portando sulla soglia del fallimento la propria società.

Sia chiaro: avere una società che funge da stazione appaltante non è l’unico modo possibile per realizzare opere pubbliche e forse non è neanche il modo migliore. Ma se si è scelta un’altra strada, quest’ultima va organizzata e posta in essere prima di distruggere l’assetto esistente, arrecando danni a tutti: cittadini, lavoratori e imprenditori.

Tanto più, in una situazione economica come quella attuale, è inaccettabile che il Comune non paghi a degli imprenditori soldi dovuti, accumulando interessi in danno all’erario e gettando sul lastrico intere famiglie. Evidentemente, al Campidoglio dei lavoratori, degli imprenditori e dei romani interessa poco o nulla. Ma allora ci evitino i post stucchevoli sulla “priorità del lavoro”.