Perché riaprire le ZTL sarebbe dannoso e inutile
In questi giorni alcune associazioni di commercianti stanno chiedendo a gran voce di riaprire le ZTL di Roma, in particolare la ZTL Centro Storico, per permettere il libero accesso delle automobili. La tesi è che aprendo le ZTL i cittadini potrebbero tornare a circolare liberamente nel centro, migliorando i commerci, afflitti dall’emergenza sanitaria.
Con questo articolo non solo cerchiamo di spiegare perché non è così, ma anche perché i risultati potrebbero essere rischiosi sotto il profilo sanitario e inutili sotto il profilo economico.
L’APERTURA della ztl AVREBBE EFFETTI NEGATIVI SUL DISTANZIAMENTO
Mentre in tutta Italia si discute del distanziamento sui mezzi, tema affrontato anche da noi in un recente articolo, chiedere di riaprire le ZTL è quantomeno curioso. Infatti, la ZTL ha una motivazione trasportistica precisa, che risulta tanto più rilevante in questo momento storico.
Come si può evincere dal nome, la “Zona a Traffico Limitato” ha un obiettivo ovvio: limitare il traffico, in particolare il traffico delle automobili. La limitazione del traffico veicolare ha un effetto diretto sul trasporto pubblico locale di superficie, perché meno traffico significa una maggiore velocità commerciale per gli autobus.
Con autobus più veloci si riesce a percorrere molti più chilometri e in meno tempo, con il risultato diretto di avere non solo un tempo di spostamento più breve per l’utente, ma anche una capacità di trasporto superiore, perché con lo stesso numero di autobus si riescono ad avere frequenze migliori.
UN ESEMPIO CONCRETO: IL 40
Con la ZTL chiusa, la Linea 40 per andare da Termini a Borgo Sant’Angelo impiega circa 20 minuti ad andare e 23 minuti a tornare. Diciamo quindi che il 40 ha un “tempo di giro”, andata-ritorno, di 43 minuti. Considerato che facendo il giro il mezzo percorre circa 9km, otteniamo che il bus va ad una velocità media, o “commerciale”, di circa 12,5 km/h.
Volendo garantire un servizio con un bus ogni 4 minuti, per calcolare i mezzi che servono basta dividere il tempo di giro (43 min) per la frequenza (4 min). Arrotondando in eccesso otteniamo che servono 11 autobus.
Ma cosa succede se apro la ZTL? Anzitutto, aumenta il traffico. Come è ovvio il traffico aumenta il tempo di percorrenza del bus, che rimane in coda. Diciamo che il traffico gli fa perdere 5 minuti ad andare e 5 a tornare. Al tempo di giro di 43 minuti dobbiamo quindi aggiungere 10 minuti, arriviamo così a 53 minuti.
Con un tempo di giro di 53 minuti, per ottenere una frequenza di 4 minuti occorrono 14 autobus. Quindi tre in più di prima, semplicemente perché la velocità media è passata da 12,5 km/h a 10,1 km/h.
LA ZTL è una misura di potenziamento del trasporto pubblico
Dato che il numero di autobus è fisso e non si può pensare di aumentare la flotta in poche settimane, è evidente che la ZTL è fondamentale per garantire una velocità adeguata. Ridurla significherebbe impattare direttamente sul servizio, peggiorando ulteriormente il distanziamento sociale.
Ragionando in questi termini potremmo addirittura dire che in tempo di COVID, se si vuole davvero migliorare rapidamente il distanziamento sui mezzi, ridurre ulteriormente il traffico inasprendo le limitazioni farebbe aumentare la velocità dei mezzi pubblici, sortendo lo stesso effetto di mettere più autobus in servizio.
Infatti, una linea che a 12,5 km/h è in grado di garantire un bus ogni 4 minuti con 11 vetture, quindi una capacità di trasporto di circa 1500 passeggeri/h, a 15 km/h con le stesse 11 vetture di prima riesce a garantire una frequenza di 3 minuti, ovvero 2000 passeggeri/h.
Tali dati risultano ancora più rilevanti se analizziamo il rapporto tra la rete bus e la ZTL. Come si può evincere dall’immagine 1, la rete portante del TPL di superficie converge tutta all’interno della ZTL stessa. Pensare di aprirla significherebbe saturarla, creando di fatto una sorta di infarto nella rete di trasporto pubblico.
Non a caso, la logica dell’apertura della ZTL concessa dal Comune nei mesi del lockdown e nel periodo immediatamente successivo, sino ad Agosto, era basata semplicemente sullo scarsissimo traffico presente in città in quel momento, quindi sull’apporto nullo che portava una sua limitazione.
Ma nello scenario attuale, con scuole aperte e smart working non obbligatorio, in cui il traffico è ancora in crescita e fortemente presente, la ZTL ricopre un ruolo fondamentale.
Anche aprendo la ztl, dove SI parcheggerebbero le auto?
Supponiamo che, per assurdo, si decida di aprire le ZTL. Come abbiamo detto, il primo effetto sarebbe l’aumento del traffico. Il secondo effetto, logicamente, sarebbe la saturazione dei parcheggi. Il problema è che i parcheggi oggi sono già saturi. Anche volendo accettare gli effetti negativi del traffico, in assenza di parcheggi, che certo non si possono ricavare in pochi giorni, gli automobilisti non si tramuterebbero in acquirenti, ma sarebbero esclusivamente di transito.
Uno dei grandi valori aggiunti del Centro Storico sono invece proprio le vaste aree pedonali che lo contraddistinguono, ottenute nei decenni scorsi liberando le magnifiche piazze romane dalle automobili.
L’assenza fisiologica di parcheggi nelle aree centrali costituisce un limite strutturale all’utilizzo dell’auto privata nel Centro Storico. L’unico sistema in grado di sostenere davvero la mobilità in centro è la metropolitana, che non necessitando di spazi in superficie permette lo spostamento di milioni di cittadini, anche in aree con una maglia viaria complessa e insufficiente come quella tipica dei grandi centri urbani antichi. Anche in questo senso la Linea C in centro costituisce la vera rivoluzione per la mobilità romana.
Non è un problema di ztl
Appreso che aprire la ZTL non costituirebbe un vantaggio in termini di accessibilità e che anzi minerebbe la funzionalità del trasporto pubblico locale, viene da chiedersi se il problema sia davvero la ZTL. Per decenni, il Centro Storico di Roma si è adeguato ad un modello di business basato sul turismo, che anche in tempo di crisi economica si è dimostrato un investimento sicuro, seguendo logiche commerciali del tutto rivolte ad un target di consumatori che nulla hanno a che fare con i cittadini di Roma.
La sfida del coronavirus costringe a ripensare, quanto meno per alcuni anni, questo modello di business. In questo scenario, l’apertura della ZTL è solo una scusa per non accettare che un mercato che è stato redditizio per anni oggi non lo è più. Solo rimettendosi in gioco le imprese che operano in centro possono pensare di sopravvivere.
Occorre individuare il nuovo target, capire cosa desiderano i romani, capire che tipo di prodotti vendere e come riorganizzare la propria attività. Occorre fare impresa davvero, cosa certamente non semplice. Ma sicuramente non si può rimanere fermi ad attendere, sperando di trovare parcheggio.
Stavo giusto riflettendo ieri su un meme che girava nel periodo marzo-aprile che recitava una cosa del tipo: ristoratori, parrucchieri, estetisti che denunciano perdite di 8000 euro a settinana e nel 2019 hanno dichiarato 20000 euro l’anno, qualcosa non torna! e mi sono chiesto: ma perché invece degli ennesimi aiuti a pioggia, il governo non ha proposto a tutti questi signori che “chiagneno e fotteno” un sussidio pari al mancato fatturato rispetto a quello DICHIARATO nello stesso periodo lo scorso anno? Sarei proprio curioso di vedere quanti sarebbero rimasti a bocca asciutta
Veramente i sussidi sono eccome in base al mancato fatturato, ed anche al di sotto di un certo tetto. Lo so per esperienza diretta anche se la mia attività è un’altra cosa.
Sapevo che questi nuovi sussidi che hanno annunciato sarebbero elargiti a forfait, anche per non dover aspettare i bilanci di ottobre il che allungherebbe i tempi. Ma magari mi sbaglio
Pienamente d’accordo! Anzi, sarebbe l’occasione per fare qualche controllo, perché sono convinto che parecchi, anziché prendere, dovrebbero mettere il resto. Inoltre, i soldi a pioggia non sono altro che debito che pagheranno i soliti noti, perché i ladri (non furbetti: LADRI) continueranno a piangere e fottere.
A certi “commercianti” tipo er macellaro de via Ripetta je dovrebbero strappà la licenza!
Per me le ZTL (e non solo) andrebbero invece pedonalizzate pesantemente, soprattutto il centro storico.
SECONDO ME TRA I PROBLEMI DI PRIMARIA IMPORTANZA :
MAGGIORE EFFICENZA AMA
MULTE A CHIUNQE OFFENDA LA CITTA’, ANCHE SE TURISTA O DI ORIGINE STRANIERA….CHI NON PUO, PAGARE, PULISCA O RISANI
MEZZI PUBBLICI PIU FREQUENTI, PULITI CON AEREAZIONE NATURALE E CONTROLLORE
PIU’ VETTURE , ANCHE TURISTICHE, TAXI CON ABBONAMENTO PER ANDARE E TORNARE DAL LAVORO (DETRAIBILE CON LA DICHIARAZIONE DEI REDDITI)
RIPRISTINO SERVIZIO NONNA ROMA PER GLI OVER 60 CHE ANCORA LAVORANO O DEVONO FARE VISITE MEDICHE
MENO AUTOMOBILI PER CHI VIVE ED ABITA DENTRO ROMA E DEVE RECARSI AL LAVORO, ECCETTO INVALIDI
PER IL RESTO, UN PASSO PER VOLTA, SI PUO’ SISTEMARE TUTTO.
Secondo me la questione è molto più generale ed è limitativo considerarla solo dal punto di vista dei commercianti. Tutto il centro storico di Roma è stato, nei decenni, snaturato, svuotato dai suoi abitanti, che hanno lasciato il posto a uffici e B&B per turisti. I commercianti hanno solo adeguato la loro offerta a questa tendenza, oramai radicata negli anni. La pandemia ci costringe a ripensare l’idea stessa di città e di centro storico. Con gli uffici in smart working e i turisti spariti, dovremmo pensare a come ripopolare il centro storico dei suoi abitanti. Per far questo ci vorrebbe una classe politica locale di ben altro spessore di quella che ci ritroviamo, con una visione e un piani per attuarla. Per esempio si potrebbe pensare di acquistare lotti di edifici per uso abitativo a canoni calmierati, così da dare un respiro ai proprietari di B&B che ora sono vuoti causa pandemia, svuotare i residence che costituiscono un costo fisso per l’Amministrazione, agevolare la liberazione degli immobili occupati incrementando l’offerta abitativa senza per questo dover versare altre colate di cemento in una città con uno sprawl elevatissimo (con buona pace dei palazzinari). Solo una volta fatto questo, con il centro storico che tornasse gradualmente a popolarsi di Rimani, il commercio finirebbe per adeguarsi di conseguenza
https://www.comune.roma.it/web/it/notizia.page?contentId=NWS652606
Ecco, il primo punto di questo piano andrebbe proprio nella direzione giusta
Interessante questo piano in ambito mobilità, scopriamo che il brucamela e le funivie non sostituiscono i prolungamenti delle metro, ma sono degli adduttori laterali.
C’è poi la Metro E che si dirama anche verso Fiumicino e la prima tratta della Metro D, oltre a molti tram.
Non parlavo del piano trasporti. Mi riferivo, come ho scritto, al primo punto, “Inclusione sociale e rigenerazione urbana”, in particolare quando si parla di “densificazione e rigenerazione urbana”, discorso che, a mio avviso, andrebbe esteso al centro storico, come ho spiegato sopra.
In realtà i commercianti vorrebbero che, visti i pochi turisti, si ricominciasse a parcheggiare come capita anche a Trinità dei Monti ed a Piazza del Popolo con i Vigili Urbani (poco vigili e molto “urbani”) che chiudono un occhio in cambio di un piatto di minestra. Un sindaco serio li manderebbe politicamente aff……
Per prima cosa i commercianti del centro dovrebbero smettere di agire individualmente e ripensarsi come un centro commerciale diffuso sul territorio del centro, con strategie commerciali comuni, come ad esempio una gift card spendibile ovunque, e un sistema unico di consegna a casa della merce acquistata, in modo che il cliente a piedi non si debba incollare pacchi voluminosi e pesanti dei suoi acquisti.
Poi dovrebbero promuoversi, per quanto possibile, come venditori di merci uniche nel loro genere, artigianali, di sartoria su misura, o comunque in qualche modo peculiari, per quelle attività per cui ciò è possibile.
Infine, dovrebbero essere loro a raggiungere i clienti stranieri, almeno quelli più affezionati, contattandoli con offerte mirate, come avviene per gli operatori dell’e-commerce. E’ stato un loro errore se non hanno stabilito un contatto con quel tipo di clienti.
E poi dovrebbero battersi insieme a noi per un trasporto pubblico più moderno, invece di continuare a fare nostalgici piagnistei.