Approvata delibera talpe, ma per andare avanti bisogna riformare il procedimento

Questa notte la Giunta Capitolina ha approvato la Delibera che autorizza la realizzazione della variante relativa alla prosecuzione delle gallerie della Tratta T3, fino alla stazione Venezia. Finalmente, quindi, si potrà procedere con la variazione di quadro economico conseguente la delibera CIPE 76/2019, che ha assegnato i 10 milioni di euro necessari al prolungamento.

Vorremmo festeggiare, ma non possiamo ignorare il tempo perso per adottare questo atto, con inevitabili ripercussioni sulla data di inaugurazione della Tratta T3 San Giovanni-Colosseo/Fori Imperiali.

Da quando abbiamo denunciato il problema nel gennaio 2018, l’Amministrazione ha vacillato per mesi e mesi, ignorando la cosa. Come si può evincere dalla delibera CIPE, Roma Capitale ha trasmesso un’istanza formale solo a Novembre 2019.A dicembre 2019 il CIPE ha disposto il prolungamento, ma la relativa delibera è stata pubblicata solo a marzo 2020, anche se, c’è da dire, sono tempi insolitamente brevi per il comitato interministeriale. Altri tre mesi sono infine occorsi al Comune per mettere in fila le carte e concedere l’ennesima ulteriore autorizzazione su un procedimento già visto e rivisto.

Appare evidente, in questo caso, come la frammentazione di competenze sia uno dei limiti strutturali dell’architettura amministrativa su cui poggia la realizzazione della Linea C. La frammentazione, infatti, porta con sé lunghissimi tempi di trasferimento degli atti tra gli uffici e un costante ribaltamento di responsabilità.

La risposta più semplice alla frammentazione è il commissariamento, ma occorre essere molto attenti sui poteri da affidare al Commissario Straordinario affinché possa realmente risolvere i problemi della Linea C. Le lungaggini del Comune di Roma, infatti, riflettono anche una difficoltà oggettiva nella gestione del Contratto di realizzazione, anche a causa del rapporto conflittuale con Roma Metropolitane. Tale attività di gestione contrattuale, di norma, esula dalle competenze attribuite ai commissari, ma non può non essere affrontata. Viceversa, non si manifesterebbe quella riforma totale e complessiva del procedimento che, a distanza di 15 anni dall’avvio, è quanto mai necessaria e inderogabile. Si badi che con procedimento intendiamo l’intero assetto burocratico e amministrativo che ruota intorno alla linea C, ovvero tutto l’insieme dei soggetti coinvolti e delle relative procedure di competenza.

Concretamente, presupposto il commissariamento, se l’interesse dell’Amministrazione è quello di proseguire con il contratto in essere occorrerà intervenire in almeno tre direzioni:

  1. Stipula di una nuova convenzione con Roma Metropolitane, che disciplini in maniera più chiara le responsabilità attribuite al Comune e alla Società, nonché le modalità con cui il Comune esercita il controllo analogo (Delibera n. 396 del 2013). La delibera sul controllo analogo, nata sull’onda degli scandali seguiti al cosiddetto Atto Attuativo, ha assegnato al Dipartimento quelle che potremmo definire delle “competenze concorrenti” con Roma Metropolitane, di fatto creando delle ridondanze ed aumentando la frammentazione amministrativa, con un forte aggravio per la fluidità del procedimento.
  2. Definizione di uno strumento commissariale che includa specifici poteri in materia di risoluzione dei conflitti tra appaltatore e affidatario, anche ai sensi dell’art. 214 comma 4 del nuovo codice degli appalti. Il motivo principale di difficile gestione del contratto è infatti il contenzioso già instaurato con il Contraente Generale, che si può risolvere solo tramite il giudizio od un nuovo atto transattivo, con tutti i rischi del caso in assenza di una cornice amministrativa straordinaria.
  3. Adeguamento della Linea C alle disposizioni sui lotti realizzativi già previste per le linee ad Alta Velocità. Infatti, la Linea C rispetterebbe tutti i criteri per poter essere realizzata tramite lotti costruttivi, ma non essendo un corridoio transeuropeo oggi non può godere delle stesse agevolazioni. Non solo non è auspicabile ma non è neanche realistico pensare di poter procedere ancora per lotti funzionali, in particolare con riferimento alla Tratta T2 Venezia-Clodio, che se si dovesse procedere ancora per lotti funzionali potrebbe subire un ulteriore spezzettamento in sottotratte. Si pensi al caso estremo della stazione Venezia, che è a una sottotratta costituita da addirittura una sola stazione.

L’importante, a nostro parere, è non nascondersi dietro i problemi burocratici. Lo Stato, la Regione ed il Comune, ovvero i tre enti finanziatori dell’opera, se hanno interesse acciocché l’opera venga realizzata in tempi ragionevoli hanno tutti i poteri necessari al fine di rivedere il procedimento, correggendone le storture ed individuando procedure specifiche per un’opera che, ricordiamo, è un’infrastruttura strategica di interesse nazionale. Come sempre, in questi casi, è tutta una questione di volontà politica.