La sala museo perduta della stazione Termini
In moltissimi hanno apprezzato l’allestimento museale della stazione San Giovanni della Linea C. Ancor più persone ameranno la straordinaria stazione-museo che sarà la fermata di Amba Aradam-Ipponio. In pochi sanno però che, prima della Linea C, nella realizzazione della metropolitana di Roma ci sono già stati diversi tentativi di musealizzazione di reperti rinvenuti in sito, il più illustre dei quali è senza dubbio quello operato nella stazione Termini ai tempi della realizzazione della Linea B, nel 1955.
I RITROVAMENTI
Iniziato lo scavo di sbancamento della stazione Termini della metropolitana, a gennaio del 1947 presero ad affiorare le prime preesistenze. Di queste, alcune risultavano già note e compromesse dalla realizzazione della vecchia stazione ferroviaria eretta nel 1861. Si procedette quindi con un esteso scavo archeologico, che portò alla luce dapprima due insulae e, successivamente, al rinvenimento di un magnifico edificio signorile di epoca Antonina (II secolo d.C.).
Gli scavi archeologici durarono due anni, durante i quali furono messi in luce il salone d’ingresso, un frigidarium e alcuni tepidari, nonché un’ampia sala absidata ed un ninfeo.
Purtroppo, dei ruderi scoperti oggi sono rimasti solo gli affreschi ed i mosaici di maggior rilievo, conservati a Palazzo Massimo ma strappati alle strutture antiche, che sono state invece demolite.
La demolizione delle strutture, oggi inconcepibile, fu all’epoca ritenuta inevitabile al fine di procedere al completamento dell’opera.
Terminati gli scavi archeologici rimase però un’ampia bibliografia, che permise comunque la prosecuzione degli studi scientifici sui reperti.
Sorte diversa ebbe il cosiddetto aggere serviano, terrapieno facente parte delle mura serviane che, opportunamente alloggiato di travi, che hanno permesso quindi di scavarvi al di sotto, è rimasto dove ancora oggi lo possiamo ammirare.
LA SALA MUSEO
Alla luce della rilevanza dei ritrovamenti, si ritenne opportuno ricollocare nella stazione Termini almeno i mosaici di maggior interesse, così come alcune statue rinvenute negli scavi in via Cavour. Venne quindi realizzata, al fianco della biglietteria Ovest, un’ampia sala che avrebbe dovuto accogliere i reperti. In particolare, la sala sarebbe stata adornata con tre mosaici alle pareti e un mosaico “a cerchi e stelle” da inserire nel pavimento. Dinnanzi ai mosaicis arebbero state poste quattro delle statue di via Cavour. Infine, ad ultimare la collezione, avrebbe acculturato i visitatori un plastico delle strutture antiche così come rinvenute.
Da qui in poi, tuttavia, inizia il mistero: chi dovesse ricercare la sala, infatti, oggi la troverebbe occupata da dei semplici bagni pubblici.
Dove sono i mosaici? La sala è mai stata completata? Purtroppo non lo sappiamo. Non ci è stato possibile ricostruire se davvero la sala sia stata arredata come da progetto.
Non abbiamo idea di cosa abbia impedito il ricollocamento o se, come anche possibile, i reperti siano stati effettivamente ricollocati e solo poi portati altrove. Magari conservati in qualche deposito, a seguito dei numerosi rimaneggiamenti che ha subito il nodo di Termini. Fatto sta che alcuni dei reperti descritti non sembrano neanche essere tra quelli esposti nella sala VIII del secondo piano di Palazzo Massimo, dedicata appunto ai ritrovamenti di Piazza dei Cinquecento.
Si noti, ad ogni modo, che la sala museo non risulta neanche negli articoli di cronaca dei giornali che all’epoca trattarono l’apertura al servizio della stazione.
Qualora qualcheduno dovesse avere informazioni in merito, ci farebbe molto piacere essere contattati all’indirizzo info@metroxroma.it.
Infatti, visto il grande interesse che oggi suscitano le stazioni-museo, recuperare il rapporto perduto tra la stazione Termini e i ritrovamenti che l’hanno caratterizzata potrebbe costituire un ulteriore elemento di valorizzazione della rete metropolitana romana, troppo spesso ricordata solo per i suoi ritardi e le sue inefficienze.
I morti non possono seppellire i vivi….ciò che è oggi è nuovo domani sarà antico oppure vecchio. Di questo passo, tra cento anni, non si farà più nulla.
Ma muovendosi in quest’ottica non sarebbe allora possibile chiedere anche la costruzione di una stazione Argentina? Non so se sapete che Giulio Cesare fu ucciso proprio a Largo Argentina, una stazione tutta dedicata agli imperatori romani, non sarebbe uno schianto?
questi spazi potrebbero essere gestiti dal Museo di Roma. In effetti, più che sul periodo imperiale si potrebbe fare una stazione museo sul periodo di transizione dalla Repubblica all’Impero (Giulio Cesare appunto).
Anche questa è una idea. Il punto è che il veto su Argentina non ha proprio senso da un punto di vista archeologico, è incomprensibile al di là di ogni ragionevolezza. Un archeologo dovrebbe spingere per la stazione perchè è la stazione stessa lo scavo archeologico