Disastro Linea C: Commissario Straordinario forse unica soluzione

L’opera è impantanata in una palude decisionale da 5 lunghissimi anni. I rapporti con Metro C sono sull’orlo del disastro e per Roma Metropolitane si è aperta la voragine della liquidazione. La giunta appare priva di strategie di breve, medio e lungo termine. La Linea C può andare avanti unicamente voltando pagina. Le alternative possibili? Un commissario straordinario oppure il più complesso recesso del contratto.

La situazione dopo 5 anni di inerzia

Sulla Linea C nulla viene formalmente deciso di quasi 5 anni. Il progetto definitivo della mini tratta Fori Imperiali – Venezia è nei cassetti del comune dal dicembre 2014 in attesa di un parere, positivo o negativo che sia, che non è mai arrivato. Il documento preliminare alla revisione progettuale fino a Ottaviano è pronto dall’ottobre 2017, ma non un dito è stato mosso per l’avvio di questa attività. Per quanto riguarda anche la più recente storia delle talpe, tutti sappiamo bene con che interesse è stata trattata.

Intanto il contratto con Metro C ha continuato a produrre quello che meglio ha saputo fare fino ad oggi. Le nuove riserve (dall’Atto Attuativo del 2013) hanno già superato i 500 milioni. Le varianti si accumulano sulla tratta in costruzione procastinando continuamente la data di fine lavori. E su queste varianti nessuno ad oggi si è preso la responsabilità di approvarle o respingerle.

Il corto circuito decisionale

Sia chiaro: la politica non ha mai avuto il polso della situazione linea C. Non è questo il momento di elencare gli orrori che ha generato il perverso rapporto con Metro C fino ad oggi proprio perché è sistematicamente mancato un indirizzo politico. Ma paradossalmente fino almeno al 2013 tutte le decisioni prese, legittime o meno questo ce lo dirà la magistratura, hanno confluito in una sorta di più o meno volontaria strategia di portare avanti l’opera. Negli ultimi anni invece ci è sembrato di apprezzare una progressiva perdita di fiducia nei rapporti reciproci tra amministrazione, dipartimenti e partecipate che sommate al grande silenzio politico hanno provocato uno stallo abissale dal quale è veramente difficile credere che si riesca a venire fuori.

L’incognita della stazione appaltante

Sicuramente non ha giovato anche la schizofrenia dell’amministrazione sulla sorte della stazione appaltante, Roma Metropolitane, che non ha fatto altro che indebolire progressivamente il già opinabile governo del procedimento. La scelta di liquidare la partecipata rimane un’ incognita. Al di là delle rassicurazioni arrivate da tutti i fronti, la realtà dei fatti parla chiaro: nessuno ha ancora valutato le ripercussioni della liquidazione sugli affidamenti in corso. Ormai sembra indispensabile la titolarità dell’appalto da uno strumento così fragile e dal futuro incerto ma sicuramente tumultuoso.

Le alternative possibili

Secondo noi bisognerà decidere se mantenere in essere l’attuale rapporto contrattuale, ma spostando e accentrando il potere decisionale con il Commissariamento dell’opera oppure, viceversa, abbandonare definitivamente questa partita ed aprirne una completamente nuova tramite il recesso contrattuale.

Il Commissario Straordinario

Il decreto sblocca cantieri, tramite l’art. 4, riporta in auge il Commissario Straordinario per le opere strategiche, aprendo nuove ed interessanti prospettive. Ad esempio il Commissario può procedere alla rielaborazione di progetti la cui approvazione “sostituisce, ad ogni effetto di legge, ogni autorizzazione, parere, visto e nulla osta occorrenti per l’avvio o la prosecuzione dei lavori”. Inoltre, “per l’esecuzione degli interventi, i Commissari straordinari possono essere abilitati ad assumere direttamente le funzioni di stazione appaltante e operano in deroga alle disposizioni di legge in materia di contratti pubblici.” Questa ampia discrezionalità fanno di tale strumento la chiave per superare gli intrighi burocratici e le lacune amministrative che hanno sempre gravato sull’iter dell’opera.

Il cambio di rotta sarebbe veloce, senza ulteriori tempi morti. La nomina del commissario avviene infatti tramite decreto presidenziale (Dpcm) ed è immediatamente esecutiva.
Unico tasto dolente potrebbe essere il potenziale controproducente di una eccessiva discrezionalità. Ma questa è una partita da giocare in fase di nomina. Bisognerà calibrare in maniera lungimirante e adeguata la mission di questa investitura commissariale.

La via del Recesso

Tagliare i ponti con MetroC Scpa è sempre stata una strada percorribile, in passato sostenuta anche dal comitato. Il comune avrebbe tutte le carte in regola per chiudere qui la vicenda e uscirne discretamente bene. Ovviamente l’obiettivo rimarrebbe far andare avanti la Linea C. Non c’è quindi recesso senza avvio veloce di una progettazione di fattibilità tecnico economica di tutta la rimante opera intesa da Colosseo a Farnesina e da lì a Vigna Clara da un lato e Grottarossa dall’altro. Poi chiaramente si dovrà riformulare una nuova gara. I conseguenti tempi di svolgimento, aggiudicazione e ricorsi, che ormai ci sembra che possano a pieno titolo fare parte degli step di una gara, non sarebbero trascurabili. Ma, soprattutto, questa strada richiede una forte e continuativa impronta tutta politica. Alla luce di quanto detto fin qui appare veramente illogico e poco lungimirante affidarsi a tale evenienza.

Per quanto tutte e due legittimamente percorribili, le strade quindi si differenziano fondamentalmente per l’aspetto dei tempi e dell’impronta politica (locale) che badiamo bene al punto in cui siamo arrivati, non possono essere per nulla sottovalutati.