Perché Roma ha così poche metro?

Foto di Carlo Andrea Tortorelli

In questo ciclo di approfondimenti vogliamo raccontare la “falsa partenza” della metropolitana di Roma, ovverosia quei motivi, tutti politici, per cui la classe dirigente romana e nazionale ha creduto sempre poco nelle grandi infrastrutture di trasporto collettivo di Roma, ritardandone e rifiutandone a lungo lo sviluppo. 

Anni

Km di Metro realizzati

Km di Metro totali

1930 – 1960

~ 10 km

~ 10 km

1960 – 1990

~ 20 km

~ 30 km

1990 – 2020

~ 30 km

~ 60 km

Come si può evincere dalla tabella, solo negli ultimi 30 anni la città ha avuto uno sviluppo della rete ragionevole, pari a circa 1km l’anno, avvicinandosi alla crescita che in media è avvenuta nelle altre capitali europee.

Nel dettaglio, il decennio tra il 2005 ed il 2015 è stato il più prolifico in assoluto della storia di Roma con ben 23km di metropolitane costruiti in 10 anni, una media di 2,3km costruiti ogni anno. Tutto questo grazie alla contemporaneità dei cantieri delle linee B1 e C, portati avanti oltretutto nel pieno della crisi economica.

Eppure, per arrivare ad avere una struttura che fosse in grado di mantenere questo ritmo di costruzione ci sono voluti decenni. Ma il futuro rischia di non essere così roseo, considerato che dopo i cantieri della tratta Colosseo-Fori Imperiali rimane ancora un grande punto interrogativo.

Ma partiamo dall’inizio.

IL PRG ’65: ROMA, LE METRO E LA MOTORIZZAZIONE

In questo giorno di 60 anni fa veniva adottato dal Consiglio Comunale il Piano Regolatore Generale di Roma. Era il 24 giugno 1959, Roma si preparava alle Olimpiadi e il primo PRG repubblicano era pronto. Ma l’approvazione del Piano non arriverà prima di 6 anni. Le numerose divergenze politiche e le obiezioni tecniche, tra cui anche quelle relative alla metropolitana, costrinsero infatti a realizzare una nuova versione del Piano nel 1962. Per l’approvazione definitiva si dovrà attendere infine il 1965. 

Non troverete, nella relazione del piano, nessuna di quelle scuse pseudotecniche utilizzate in tempi più recenti, come l’archeologia, la geologia o i sottoservizi, ma nuda e cruda, invece, l’ideologia alla base del ritardo infrastrutturale di Roma. Un’ideologia espressa senza mezzi termini nelle relazioni, quasi identiche tra loro, dei PRG adottati nel 1959 e nel 1962, fatta eccezione per la configurazione di rete metropolitana immaginata, che andremo più avanti ad analizzare.

Leggiamo nella relazione: Il problema della ferrovia metropolitana della città è stato discusso nelle riunioni della Conferenza dei Servizi […]. Da un punto di vista generale è stato osservato che i trasporti pubblici collettivi tendono di solito ad essere sempre meno intensamente utilizzati dai cittadini i quali manifestano invece una spiccata preferenza per i trasporti individuali motorizzati, come dimostrano le ben note statistiche sullo sviluppo della motorizzazione. Pertanto nel piano regolatore di una moderna città, proiettato nell’avvenire per alcuni decenni, il problema fondamentale dei trasporti risulta essere quello di tener conto e favorire lo sviluppo della motorizzazione.

L’obiettivo politico del Piano, in termini di trasporto pubblico, è limpidamente esposto: realizzare una città fondata sulla motorizzazione. Le conclusioni quindi sono inevitabili:

“[…] La costruzione della grande rete viaria e la realizzazione delle strade rapide urbane costituiscono una necessità insopprimibile. È stato anche osservato che tali strade possono assai utilmente essere utilizzate anche dai trasporti collettivi, naturalmente mediante veicoli su gomma. L’impiego di autobus e filobus viaggianti su strade rapide urbane dà luogo a risultati di esercizio notevolmente diversi da quelli che si ottengono attualmente con gli stessi veicoli sulle strade di tipo ordinario. Ove infatti si ricorra a taluni accorgimenti per le fermate, fra cui quello di distanziarle adeguatamente, similmente a quanto si fa per i treni delle ferrovie metropolitane, si possono ottenere dagli autobus e filobus le stesse velocità commerciali che si hanno con le metropolitane […].” 

Anche se in teoria stiamo leggendo il paragrafo sulle metropolitane, il tema delle strade non solo è ricorrente e costante, ma centrale. In questo caso si vorrebbe far credere che con un’adeguato sistema viario è possibile sostituire la rete metropolitana attraverso autobus rapidi. Un’affermazione palesemente falsa e priva di fondamento, che isola il fattore della pari velocità commerciale (ammesso e non concesso che sia vero) tralasciando comunque tutti gli altri fattori, come la capacità del servizio e l’economia di esercizio. 

“Una tal soluzione”, cioè quella di usare gli autobus, “era sconosciuta all’epoca in cui, più di mezzo secolo fa, altre grandi metropoli ebbero a risolvere i loro problemi di trasporti, in un’epoca in cui la motorizzazione era inesistente: allora non v’era altra soluzione che la metropolitana. L’accettazione integrale dell’impiego di questa per i trasporti collettivi di una città moderna porterebbe oggi alla costruzione onerosissima d’un duplice sistema di infrastrutture di trasporto, dei quali uno per la rete della metropolitana e l’altro per la grande rete viaria occorrente alla motorizzazione”.

E dove non è possibile realizzare queste “strade rapide urbane”?

“[…] In quelle zone più vicine al nucleo storico ove l’attività attuale e futura della città si manterrà elevata riesce sempre più difficile poter disporre di sezioni viarie adeguate ad alti volumi di traffico. Ne consegue che l’impiego della metropolitana a sussidio del sistema viario risulta sopratutto conveniente nelle zone della città già costruita più vicine al nucleo centrale. Sarebbe, anzi, addirittura possibile far attraversare lo stesso nucleo centrale da qualche linea metropolitana: si potrebbe addirittura affermare che solo in quest’area la metropolitana costituirebbe un sistema insostituibile per trasporto collettivo veloce. Ma la nota impostazione urbanistica intesa a non favorire ulteriormente concentramento di attività nel nucleo storico, ma anzi ad incoraggiarne il decentramento, contrasta con lo sviluppo della metropolitana nella area centrale.”

In queste poche righe si espleta la principale assurdità che ha coinvolto la metro di Roma: l’idea che la metropolitana debba toccare il centro solo tangenzialmente, perché penetrandolo comporterebbe ulteriore accentramento, quando invece è l’esatto contrario. Solo in una città con una mobilità “isotropa”, cioè dove ogni luogo è più o meno raggiungibile in tempi più o meno simili, le varie funzioni urbane si possono disperdere equamente tra i quartieri senza stressarli né in eccesso, né in difetto, come in un sistema di vasi comunicanti.

A nostro parere, se il Centro Storico di Roma si è snaturato è proprio per la difficoltà che hanno i romani nel raggiungerlo, mancando un sistema di trasporto rapido di massa efficiente. Questo, in diversi decenni, ha prodotto uno sbilanciamento commerciale che ha visto i turisti soppiantare i locali come principale generatore di domanda commerciale e abitativa. Ciò induce inevitabilmente un’offerta, sia commerciale che abitativa, commisurata alla domanda turistica, piuttosto che alla minoritaria domanda locale.