Metro C a piazzale Clodio. La giustizia arriva prima dei treni. 25 indagati.

Conclusione delle indagini preliminari dopo quasi 4 anni. Sotto la lente d’ingrandimento della Procura l’Atto transattivo del 2011 e l’Atto Attuativo del 2013 che hanno riconosciuto a Metro C spa extracosti per 320 milioni. Truffa, falso e corruzione le accuse elevate. Non deve essere messa in dubbio l’utilità dell’opera che deve continuare. Se necessario si ricorra a nuova gara e nuova governance progettuale.

L’indagine conclusa circa un mese fa è la gemella penale del filone contabile portato avanti dalla Corte dei Conti nel 2016 e ancora in corso. Il fatto incriminato è il riconoscimento di ulteriori somme a Metro C spa con la sottoscrizione dei cosiddetti Atto trasattivo del 2011, ai tempi dell’amministrazione Alemanno, e dell’Atto attuativo datato settembre 2013, ai tempi della giunta Marino. Questi hanno definito maggiori esborsi per:

  • 253 milioni come maggiori oneri dovuti allo slittamento temporale delle opere che hanno sanato più di 2 miliardi di riserve iscritte dalle imprese fino a quel momento.
  • 90 milioni derivanti da oneri per attività inerenti la funzione di contraente generale apparentemente non comprese negli importi a base di gara.

L’ipotesi dei PM è l’assoluta infondatezza e illeggitimità dei presupposti alla base del riconoscimento dell’importo perchè “non pertinente a spese effettivamente sostenute per la realizzazione dell’opera”. Gli imputati “mediante artifici e raggiri”, consistenti in false rappresentazioni di fatti e omissione di atti d’ufficio, avrebbero “indotto in errore il CIPE, in ordine all’emanazione della delibera autorizzativa del pagamento così procurando un ingiusto profitto al General Contractor Metro C […] con pari danno per gli enti pubblici”.  Importo – sottolineano ancora i magistrati – “peraltro mai effettivamente valutato in precedenza nella sua reale fondatezza”.

Le accuse sono molto pesanti: si tratta infatti di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche attuata tramite falso ideologico e materiale. Contestati anche profili di corruzione in alcuni casi dove queste condotte sarebbero state ricambiate da assunzioni di parenti, nomine ad hoc o remunerativi incarichi professionali.

25 gli avvisi di garanzia recapitati, la gran parte di questi indirizzati a dirigenti di Metro C spa ed in particolare a tutta la dirigenza aziendale dell’epoca, compreso l’attuale presidente Franco Cristini. Travolte anche le due precedenti amministrazioni con gli ex assessori ai trasporti Guido Improta e Antonello Aurigemma e l’ex sindaco Alemanno. Sette gli imputati in Roma Metropolitane: dai RUP a componenti dell’Alta Sorveglianza e del CdA. Nelle fila ministeriali coinvolti il direttore della Struttura Tecnica di Missione Ercole Incalza e altri due dirigenti.

Il nostro punto di vista su tutto questo, lo ribadiamo, è che gli interventi della giustizia sono benvenuti. Sappiamo che per molti questo sarà l’alibi per tentare, ancora una volta, di mettere i bastoni fra le ruote a un’opera, non ci stancheremo mai di ripeterlo, strategica per la qualità della vita di Roma. Se, dunque, non si perde di vista l’imperativo che la linea C deve andare avanti, le indagini della Corte dei Conti e della Procura di sicuro faranno bene. 

D’altro canto però, questo non lo possiamo negare, farà bene fino a un certo punto. Va benissimo curare… ancor meglio sarebbe prevenire; A Clodio ci vorremmo arrivare anche con la metro e non solo con i processi. I motivi principali per cui l’opera linea c è andata fuori controllo sono principalmente di natura progettuale e contrattuale.  Stime inaccurate, poca attenzione nella valutazione dei rischi, risorse, nel senso ampio del termine, spesso inadeguate, requisiti mal definiti… tutte cose che si affrontano principalmente in ambito progettuale e il progetto è proprio quello che è stato carente sotto molti profili.

La project review della tratta di attraversamento del centro storico è l’unica soluzione logica. 

Dall’altra parte un accurato controllo degli obiettivi, appropriato dettaglio delle cose da fare, affidabili processi di valutazione delle modifiche… tutto quello che è mancato per colpa di una formula contrattuale traballante, mal riuscita imitazione del General Contractor europeo, ma anche, indubbiamente, per una incapacità di governo del progetto da parte dell’amministrazione.

Questo potrebbe voler dire anche la rinuncia all’attuale contratto per fare una gara completamente nuova ma anche fare un passo indietro sulla gestione in house dell’appalto.

Gli anglosassoni lo chiamano Project Management; Non è una astratta filosofia ma una puntuale organizzazione di risorse umane e strategie per governare un progetto e non soccombervi come troppo facilmente è avvenuto in questo caso.