Roma Metropolitane in dissesto, rischia anche la Metro C
I dipendenti di Roma Metropolitane rimarranno anche questo mese senza lo stipendio, che sarebbe dovuto arrivare dopodomani. L’azienda, oltretutto, è ormai impossibilitata anche a pagare la bolletta elettrica, con il rischio di un blocco totale a partire dal 5 luglio. Tutto questo nonostante le lunghe trattative con l’amministrazione e le minacce dell’amministratore unico Cialdini di portare i libri contabili in tribunale.
Il dissesto finanziario di Roma Metropolitane è causato dall’inadempienza della macchina amministrativa comunale a procedere con alcune deliberazioni, già elaborate a marzo, che permetterebbero il rilascio dei fondi per la progettazione grazie ad una nuova convenzione. Ciò sta causando il blocco di tutte le operazioni, inclusa la progettazione preliminare di fattibilità della tratta T2 della Metro C. L’assenza di questi progetti è drammatica per il futuro della linea, come abbiamo ribadito più volte. Ancora oggi, non sappiamo dove si dovranno posizionare le talpe ai fini del prosieguo, con il rischio concreto, a questo punto, di dover abbandonare gli scudi delle talpe sotto il Foro di Traiano. Abbandonare le talpe sotto il tessuto archeologico significherebbe dover recuperare gli scudi con uno scavo tradizionale da piazza Venezia con costi enormi, vista la complessità tecnica di un intervento del genere in un area tanto sensibile, che richiederebbe imponenti misure di consolidamento. A quel punto, saranno gli amministratori a dover rispondere del fatto di aver causato, con il dissesto finanziario di Roma Metropolitane, un aumento ingiustificato dei costi della Linea C. Un dissesto che, ricordiamo, nasce dal lontano 2012, quando Roma Capitale iniziava a disconoscere i patti contrattuali con l’azienda, senza peraltro mai provvedere a sanare la situazione con la definizione di una nuova convenzione; a partire dal 2015 si è aggiunta la mancata volontà politica di sanare i conti dell’azienda con l’impossibilità per questa di chiudere i bilanci delle ultime tre annualità, 2015, 2016 e 2017, bilanci che si reggono solo ed esclusivamente sui trasferimenti da parte del Comune, visto che di fatto Roma Metropolitane è un ente strumentale, pur essendo un società di diritto privato. L’attendismo sul tema, chiaramente, ha costretto l’amministrazione capitolina ad intervenire all’ultimo trovandosi a sforare i tempi anche a causa del ritardo, a quanto ha potuto apprendere MetroxRoma, dei pareri di ragioneria generale e segreteria comunale.
Ancora più grave, per certi versi, è la convenzione stessa che il Comune ha elaborato. Quest’ultima lega le sorti della stabilità finanziaria dell’azienda al compimento di tutti i progetti commissionati, tra i quali sono presenti anche alcune delle pessime “opere invarianti”, completamente screditate da ogni consultazione popolare, come il Minimetrò Jonio-Bufalotta. Progetti che, si spera, non avranno alcun seguito ma che in barba ad ogni buon principio di programmazione vengono imposti alla pianificazione, legando addirittura gli stipendi dei progettisti alla stesura stessi progetti. Significa che ai progettisti è di fatto impedito di bocciare la progettazione di queste opere, poiché ciò implicherebbe l’instabilità finanziaria dell’azienda.
Non solo, nella convenzione, i corrispettivi per le prestazioni professionali sono stati scontati del 40% rispetto a quanto commisurato come “l’equo compenso per le prestazioni ingegneristiche” dal Decreto Parametri del 17 giugno 2016. Si insegue un trend, purtroppo nazionale, di corsa al ribasso sui compensi dei progettisti, che non può che portare ad un peggioramento complessivo della qualità della progettazione e della capacità di aziende come Roma Metropolitane di svolgere le operazioni di controllo e verifica di appalti miliardari, come può essere l’appalto della Linea C. Come possiamo pensare che un’azienda basata su progettisti sottopagati, e costretta a portare avanti progetti fallimentari, possa svolgere appieno le sue funzioni? Finanziare correttamente la progettazione è l’unico modo per avere opere costruite bene, con le giuste risorse ed in tempi ragionevoli. Tutto ciò che non è speso oggi in progettazione, si ritroverà come spreco domani. La debolezza economica della stazione appaltante, non a caso, è il primo fattore di rischio che può portare da parte del costruttore alla cattura del controllante. Viene da chiedersi a questo punto se non sia preferibile trasformare Roma Metropolitane in una vera e propria azienda speciale che possa svolgere il servizio come azienda pubblica e non come azienda di diritto privato con socio unico pubblico.
Non si può avere a cuore il tema delle infrastrutture della città e nel frattempo rischiare di far fallire l’azienda che di queste infrastrutture si occupa.
Pur senza intenti polemici, sembra un comunicato stampa di Roma Metropolitane.
Non un cenno alla gestione dissennata dei fondi che hanno ingigantito questo progetto per farlo rientrare nell’ alveo dei soliti appalti pubblici che devono innanzitutto servire alla distribuzione dei nostri soldi nel circuito interno politico/affaristico e, poi, se ne avanza, per portare a termine l’opera.
Cioè, evidenziare il punto di vista imprenditoriale proprio ora che sono emerse le indagini per truffa, falso e corruzione per 320 milioni con 25 indagati, sembra tralasciare un importante aspetto del problema e della gestione di Roma metropolitane. Lo sanno anche i sampietrini cosa è stato questo appalto. Come sempre, a farne le spese sono i lavoratori (2 volte) e noi contribuenti con i soliti noti che cadono in piedi. Luoghi comuni?
Rischio stop scongiurato dal Campidoglio (e le opposizioni non hanno partecipato al voto) ecco il link:
http://www.askanews.it/cronaca/2018/07/04/roma-ok-assemblea-a-copertura-stipendi-roma-metropolitane-pn_20180704_00243/
Non è scongiurato proprio un bel niente. Il provvedimento linkato fa seguito a una sentenza del Tribunale che intima il pagamento di prestazioni effettuate fino al febbraio 2014. Si è trattato di un atto dovuto. Restano tutti i dubbi e le preoccupazioni manifestate dap Comitato in questo articolo
aggiungo che grazie al fatto che una partecipata abbia dovuto ricorrere alla Magistratura perché le venisse riconosciuto il dovuto, altro denaro è stato inutilmente sottratto alle già magre casse del Comune
Siccome non lo ha ancora condiviso nessuno mi permetto di linkarla io la notizia dell’avvenuto pagamento dei lavoratori di roma metropolitane che di fatto pone fine all’allarme su un stop ai lavori della C…
http://www.askanews.it/cronaca/2018/07/04/roma-ok-assemblea-a-copertura-stipendi-roma-metropolitane-pn_20180704_00243/
Mi preme far notare che le opposizioni hanno deciso di non partecipare al voto….misteri e giochetti della politica.
Potrebbe interessare: https://www.comune.roma.it/web/it/notizia.page?contentId=NWS156683
Ormai è calato il silenzio sui cantieri di Acilia sud e Tor di Valle, fermi da un anno; Flaminio Roma nord nuova stazione, fermo da tre anni, Vigna Clara, opera ultimata tutto bloccato per ricorsi al TAR.
Dobbiamo rassegnarci definitivamente ad opere incompiute o peggio ancora compiute e mai attivate?
Quei lavori però non c’entrano niente con Roma Metropolitane
Ma se questi signori non intendono portare avanti l’esperienza di Roma Metropolitane, non sarebbe il caso di internalizzare il controllo sulla progettazione e direzione lavori delle nuove linee di metropolitana ad una struttura interna all’amministrazione comunale e indire dei bandi gara internazionali per l’esecuzione di queste attività? Fermo restando che io per primo non sarei certo della convenienza di una soluzione del genere, ma se a questo punto c’è una volontà politica negativa nei confronti di Roma Metropolitane qualcosa si dovrà pur fare… A meno che non sia una volontà politica negativa, ma solo pura incapacità. Come vedete, ho molti dubbi sulla questione… E francamente mi dispiace per chi ci sta andando di mezzo direttamente, ovvero i dipendenti di Roma Metropolitane che meriterebbero più rispetto.
Più che per cattiva volontà politica propendo apertamente per la più assoluta incapacità amministrativa e gestionale dell’intera macchina capitolina, partecipate incluse. Non si tratta, tengo a ripeterlo, di considerazioni di natura politica, dato che certi teatrini cui ci tocca assistere vanno purtroppo avanti da decenni, indipendentemente dal colore della maggioranza.