Metro C a Corviale, la folle idea di Berdini

Non arriva come un fulmine a ciel sereno la proposta di Paolo Berdini, assessore all’Urbanistica di Roma, sulla radicale proposta di cambiamento di tracciato della Metro C. Appena insediato, a Giugno, l’assessore già aveva paventato un’ipotesi del genere in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, già da noi commentata e della quale riportiamo un frammento:

«Arriviamo a San Giovanni. Poi dico: si può fare una metro che attraversa il centro senza fare una fermata? Visti anche i ritrovamenti archeologici, si può studiare lo sviluppo verso altri quadranti. ».

Opinione già al tempo surreale, dato quanto meno l’avanzamento dei lavori e le enormi penali da pagare in caso di blocco dei cantieri, che assume un contorno di ancor maggiore follia a distanza di 5 mesi quando l’assessore, non contento di aver già manifestato di voler ignorare i motivi trasportistici alla base del progetto della Metro C, ci dimostra nuovamente la sua indifferenza alle finalità di una metro che collega la periferia con il centro e propone una abnorme variante di progetto col fine di virare la linea verso Piramide e quindi seguire la Portuense in direzione Corviale.

Il tutto andando esattamente nella direzione contraria a quanto proposto dalla giunta che fino ad oggi ha dichiarato di voler almeno proseguire verso Colosseo.

Così recita l’intervista rilasciata all’ANSA:

“La linea ha senso se incrocia la B e se c’è una rete. Visto che andare verso Colosseo sarebbe una spesa enorme, la mia proposta è deviare la metro da San Giovanni verso la Piramide. Qui incontrerebbe la metro B, un importante nodo ferroviario e il terminale della Roma-Ostia. A questo punto l’idea è far proseguire la metro C verso la periferia, lungo via Portuense per servire gli ospedali Spallanzani e San Camillo. Poi si termina a Corviale, la periferia più devastata di Roma”.

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Probabilmente Berdini non ricorda, e forse è il caso di ricordarglielo, che la Tratta T3 che da San Giovanni va al Colosseo non solo è già stata finanziata integralmente con 792 milioni di € ma che 180 di questi sono già stati spesi, cambiare progetto significherebbe letteralmente buttare i soldi spesi finora.

Inoltre il tracciato proposto non è per nulla esente da complicazioni di carattere idrogeologico e/o archeologico e tantomeno sarebbe economico come crede Berdini. Basti pensare che per andare a Piramide occorre attraversare da un capo all’altro l’area archeologica delle terme di Caracalla, in un terreno che idrogeologicamente è tutt’altro che semplice, e che per arrivare a Corviale occorrerebbero come minimo 9km di linea, ben 4 km in più del progetto con attestamento a a Clodio/Mazzini.

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Troppo spesso, ormai, ci troviamo costretti a spiegare che la Metro C acquista il suo senso d’essere solo con le tratte T2 e T3, e che altri progetti, possibili o meno, trasportisticamente efficienti o meno, renderebbero la linea uno spreco di dimensioni enormi. Questo perché purtroppo quest’infrastruttura è diventata impopolare e non è facile per un cittadino medio comprendere anche solo un minimo dei benefici che comporterebbe e che giustificano un tale investimento di risorse.

Ma tralasciando l’idea campata per aria di Berdini, la cosa che più deprime è il falso intento di voler servire le periferie, perché, se ci fosse una seria progettualità nello sviluppo delle Metro in periferia, oggi si parlerebbe dei prolungamenti Battistini-Torrevecchia, Rebibbia-Casal Monastero, Jonio-Serpentara, di Metro D, e non di un totale stravolgimento della Metro C.