Archeologia a Ipponio. Se si aprissero le porte ai cittadini
I cancelli del cantiere della stazione Amba Aradam/Ipponio della Linea C si sono aperti alla stampa per svelare il ritrovamento della caserma romana alla presenza di Francesco Prosperetti, Soprintendente Speciale per l’Area Archeologica Centrale; Rossella Rea, responsabile per la stessa soprintendenza degli scavi della tratta T3; Andrea Sciotti, responsabile del procedimento della Linea C per Roma Metropolitane.
MetroXRoma ha avuto il privilegio di partecipare a questa spettacolare visita. 39 stanze quadrangolari disposte su due file che si affacciano su uno stretto e lungo corridoio su un estensione di circa 1.800 mq. In alcuni ambienti, mosaici e affreschi si mostrano perfettamente conservati in tutta la loro eccezionalità.
I ritrovamenti occupano quasi interamente la mezzeria sud della stazione a una profondità di 9 metri, una manciata di centimetri sotto la quota di quello che sarà il solaio dell’atrio ed esattamente nel punto in cui il progetto esecutivo prevedeva le scale mobili per scendere in banchina.
“Per le caratteristiche idrogeologiche dei terreni non è possibile eseguire indagini archeologiche preliminari fino a queste profondità – Ha spiegato Rossella Rea – senza aver realizzato prima i muri perimetrali in cemento armato della stazione. I carotaggi e i saggi avevano individuato queste strutture ma non potevamo in nessun modo immaginare di cosa si trattasse e in che stato fossero finché non avremmo scavato”
Prosperetti comunque rassicura che i cantieri non si fermeranno: “Non ci sarà nessuno stop. Ovviamente il progetto della stazione subirà cambiamenti. Il piano è riprogettare gli aspetti funzionali e architettonici in funzione del ritrovamento che sarà smontato e rimontato come era e dove era. Andranno spostate le scale mobili ad esempio e dovremo dare anche un significato a questo spazio”
Quasi sicuramente si andrà incontro ad una variante, le cui ripercussioni in termini di costi e tempi sono difficili da prevedere prima di stabilire con precisione questa riorganizzazione funzionale. Ricordiamo comunque che la tratta si porta dietro già un anno di ritardo ormai consolidato (consegna delle opere prevista per settembre 2021)
Intanto abbiamo pensato di cogliere questa occasione per fare una riflessione.
Perché non vengono aperte le porte anche ai cittadini? Abbiamo la sensazione che si tratterebbe di una opportunità insostituibile per avvicinare i romani a quest’opera tanto fondamentale una volta completata quanto misteriosa e poco intelligibile nella complessa fase realizzativa. Se fosse possibile anche al signor Mario Rossi guardarsi intorno passeggiando per qualche minuto tra i castra adrianei, con l’occasione “toccare con mano” i metodi costruttivi, poter sfogare le curiosità sul come e perché si fanno determinati lavori, siamo sicuri che la linea verde comincerebbe a riscattarsi della brutta fama accumulata negli anni.
I tempi saranno inevitabilmente ancora lunghi e i costi elevati; I cantieri barricati dietro tristi pannelli gialli, privi di dialogo con la cittadinanza, continuano a essere visti solo come un elemento di intralcio e disturbo. Pensate se fosse proprio l’archeologia l’opportunità che permette di entrare dentro questa realtà… proprio quell’archeologia che fino ad oggi è stata vista quasi come la causa unica dell’allontanamento (temporale) della metropolitana dalla cittadinanza!
L’appello va quindi alla Soprintendenza e a Roma Metropolitane perché valutino la fattibilità di questa proposta: l’apertura al pubblico dei cantieri, per esempio la domenica quando l’influenza sui lavori è assente e limitatamente al periodo in cui si svolgono gli scavi archeologici. Si potrebbe sperimentare un format da riproporre in maniera standardizzata e consolidata nei cantieri oltre Colosseo che attraverseranno il cuore del centro storico e perché no già estenderlo su tutti i cantieri della tratta in costruzione da San Giovanni al Colosseo.
Di seguito la nostra galleria di foto
Ci mancava pure il ritrovamento della caserma romana a rallentare ulteriormente i lavori e ad aumentare ulteriormente i costi della linea verde.
Mo’ ci si mettono pure gli antichi Romani ad ostacolare la MC, come già stanno facendo da tempo i moderni Romani (anche se non tutti lo sono, per cui gliene può fregare di meno), che non sanno più cosa inventarsi per impedire lo svolgimento regolare dei lavori e la realizzazione completa dell’opera ad una data precisa.
Povera Roma!
Gli antichi romani costruivano dappertutto senza uno straccio di piano regolatore. Ma chi si credevano di essere, romani moderni (che costruiscono dappertutto con continue varianti al piano regolatore)? 😀
Comitato avete letto su Romafaschifo tra i commenti dell’articolo sul cinema Metropolitan?
https://www.blogger.com/comment.g?blogID=999046198029578306&postID=8037178310442352021&page=1&token=1463743350795&bpli=1
commenti
maggio 20, 2016 12:18 PM
maggio 20, 2016 12:50 PM
maggio 20, 2016 12:56 PM
In pratica che della caserma si conosceva l’esistenza e addirittura degli affreschi recuperati decenni fa sono al Museo Nazionale.
Che dice la sovrintendenza?
Da repubblica:
“Periferie, il candidato Giachetti: “Chiederei consigli a Totti”
Davvero un candidato di spessore (non che gli altri…). Io mi vergogno sempre più di abitare in questa città.
Ma poi Totti con le periferie cosa c’entra? Davvero complimenti
Vero, per le periferie sarebbe meglio chiedere al Monnezza. Purtroppo Bombolo è morto sennò una consulenza non gliela toglieva nessuno. 😀
Segnalo questo articolo e intervento che in parte accoglie il vostro invito(apertura visite a cittadini) e lancia idea di referendum sulla prosecuzione dell’opera
http://roma.repubblica.it/cronaca/2016/05/19/news/roma_l_appello_degli_archeologi_aprite_le_visite_alla_caserma_ma_non_smontatela_-140121555/
Leggo che si parla di un “referendum consultivo in cui siano i romani a valutare, sulla base di costi e tempi previsti”. Il problema è che le previsioni di tempi e costi si rivelano sbagliate. Ma accolgo la provocazione (in effetti perchè ridiscutere una cosa già deliberata?) e dico ben venga il referendum, così una volta per tutte i cittadini dovranno dire che tipo di città vogliono.
Il fatto che i carotaggi non abbiano portato a valutare preventivamente la mole dei ritrovamenti dovrebbe diventare un caso di studio per tutti i futuri interventi nel sottosuolo romano, in particolar modo per la realizzazione di nuove stazioni metro. Ma sono solo i carotaggi l’unico modo per indagare preventivamente il sottosuolo? Forse ci sono anche altri metodi?
Ad esempio, prima di effettuare lo scavo, è mai stato impiegato l’utilizzo delle onde elettromagnetiche tramite il Georadar per avere dei dati del sottosuolo non visibile?
Sono dell’idea che la stessa archeologia urbana deve ormai avvalersi delle moderne tecnologie ancor prima di iniziare lo scavo e poi nella fase dello scavo stesso. In questa fase quali metodi di rilevamento vengono impiegati nello scavo di cui vediamole foto? Spero che si utilizzi almeno il laser scanner con fotogrammetria per accelerare la fase di acquisizione in uno scavo che interessa un’opera pubblica di estrema importanza…
Grazie mille per la splendida documentazione fotografica. Ma Francesco Properetti, o Prospetti? attenti ai nomi, bisogna fare delle scuse…
Grazie della segnalazione… abbiamo corretto, ci era sfuggita la correzione automatica che non ha azzeccato in nessuno dei due casi 😀
“Per le caratteristiche idrogeologiche dei terreni non è possibile eseguire indagini archeologiche preliminari fino a queste profondità”
Bene. Finalmente dopo anni che leggo di indagini preliminari e prontuari archeologici adesso dicono che in pratica si scavano enormi crateri al buio sapendo che sotto ci sarà qualcosa senza immaginare cosa. Poi vi meravigliate che si accumulano ritardi di anni.
Allora rilancio la mia proposta che magari potreste rendere pubblica, tanto scempiaggini ne leggo da anni anche da parte delle istituzioni, una in più (la mia) non farebbe molta differenza: quando verrà rimessa in discussione la tratta da Colosseo in su e le eventuali nuove linee si adotti il metodo di costruire PRIMA le stazioni in modo da avere maggiore elasticità in caso di problemi irrisolvibili (per esempio potendo spostare in corso d’opera strutture e/o le entrate), e solo dopo aver deciso definitivamente come e dove saranno costruite unirle con la galleria, il cui scavo è la parte più rapida e meno complessa dell’insieme.
Visto che scavare sotto lo strato anche le stazioni limitando le perforazioni sembra una bestemmia in questa città.
Invece sono dell’opinio esattamente opposta. Scavare imemdiatamente tutta la linea, anche a costo di scavalcare tutto il centro- pe rla C significherebeb riemergere a Ottaviano, per poi aprire le stazioni intermedie a una a una quando se è ne offra la possibilità.
Grazie, sarebbe davvero una bella idea. Speriamo vi ascoltino.
Salve Emanuele ! Quando scrivi ” scavare sotto lo strato anche le stazioni ” ti riferisci a , prendi ad esempio ” Cornelia Linea A ?
Esatto, anche se non so quale strato ci potesse essere a Cornelia.
Fare gli spazi più ampi sotto e limitare le perforazioni nello strato archeologico alle scale mobili e agli ascensori.
Emanuele e Michele forse vi state confondendo con Baldo degli Ubaldi…. perché Cornelia è costruita esattamente come le stazioni che criticate, cioè un enorme scatolare.
Baldo degli Ubaldi invece è l’unico esempio a Roma e uno dei pochi al mondo di utilizzo della Volta Attiva, sviluppata dalla Rocksoil negli anni 90. SI tratta di una enorme galleria che contiene sia le banchine che l’atrio e scavata a partire da due piccoli pozzi realizzati alle estremità.
Però non è un caso che quella tecnologia è stata adottata lì e non nel centro storico perché evidentemente i contesti idrogeologici sono totalmente differenti. Comunque in linea di massima noi anche sosteniamo che vadano ripresi in considerazione i principi del Modello Roma ossia privilegiare gli scavi in sotterraneo rispetto a quelli a cielo aperto, se e con quale tecnologia però è tutto da vedere.
No mi riferivo a Cornelia per la profondità della stazione e la mancanza di atrio enorme appena sotto il livello stradale. Non conoscevo il modo in cui è stata costruita.
In ogni caso la mia proposta sulle stazioni prima della galleria era proprio perché ci sono così tanti problemi a scavare da sotto. Anche se non capisco come si intendeva fare a Largo Argentina o a Chiesa Nuova, dove non c’è proprio il posto per un cratere grande come un campo da calcio.
Prendiamo Largo Argentina. Consultato il famigerato prontuario e fatto qualche carotaggio rigorosamente limitato a 8 metri si inizia a scavare dove si è deciso che andrà la stazione, che naturalmente deve essere sopra o appena accanto alla galleria. Però poi a 9 metri scoprono la villa del cognato di Cesare. Evviva, stazione archeologica (come? Boh, si vedrà). Passano un paio di anni i costi raddoppiano e non si riesce a cavare un ragno dal buco perché poco più in là trovano la biblioteca della suocera di Augusto. Allora mentre il tempo passa e su metroxroma c’è chi commenta che si dovrebbe asfaltare tutto si spostano dall’altra parte ma sempre a 9 metri scoprono il tempio fatto costuire dal figlio bastardo di Marco Aurelio. E la stazione non si fa più.
Invece provando prima si potrebbe trovare, magari al quarto o quinto tentativo, il buco per infilare scale mobili e ascensori dove c’è soltanto il pavimento di una bottega che può essere spostato. E se è a 50 metri da dove era prevista inizialmente la galleria poco male, perché si sposterà il percorso di questa quando verrà scavata.
Questa situazione è una bella sfida per lanciare una leggina che regoli le procedure nei centri storici con aree archeologiche, se serve una norma che dia certezza di sbloccare l’empasse e salvaguardare i reperti (che vanno valorizzati, altrimenti non ha senso stoppare le opere per lasciarli interrati).
Torno però a domandare se non abbia senso intanto far partire i lavori della tratta finale della C da Clodio verso l’esterno, arrivando alla Cassia (Ospedali S.Pietro e S.Andrea). In tal modo si potrebbero aprile gradualmente le stazioni portando le persone a Clodio, dove ci sono i capolinea di molti bus verso il centro. Oppure attestarsi a Lepanto, arrivando a Clodio lungo il viale delle Milizie
Che tristezza. Insomma, in sintesi, se tutto va bene si apre a fine 2017!?!?!?
Vero è l’amara realtà.
Concordo anche con il post di Gianlux.
Peraltro a dispetto di ciò che si continua a dire “la Metro C gira mezza vuota” nell’ultimo mese ho constatato un deciso incremento di flussi.
Stamattina, ad esempio, sembrava di viaggiare in un treno della linea A.
A proposito di (mancate) risposte, o meglio di mancato allineamento ai fabbisogni dei cittadini da parte di Atac e istituzioni, un altra domanda per il Comitato:
Possibile che a distanza di quasi un anno della messa in esercizio dell’ultimo tratto, nessuno sia in grado di intervenire rimodulando la frequenza di 12 minuti nella tratta periferica! Stiam parlando di rapporti imbarazzanti che non giustificano affatto questa frequenza. Si parla rapporti 1:10; 1:20; 1.30 tra i flussi (lodo Alessandrino vs Alessandrino Pantano)
Si tratta di un altro scandalo tra gli scandali!
Insomma, che voi sappiate, è in programma oppure se ne sono dimenticati (mesi fa sembrava ci fossero dei test in corso) o comunque non si può far qualcosa per ufficializzare questo tipo di richiesta che credo sia molto sentita?
Con san Giovanni atac sposterà il capolinea delle limitate da alessandrino a Grotte Celoni, andando ad utilizzare 1 treno di riserva.
In realtà potrebbero farlo già adesso con la linea fino a lodi ( configurazione già testata, usando 2 treni di riserva) , ma per qualche motivo ( penso legato alle retribuzioni di km del contratto di servizio ) , non lo fanno.
Ci vorrebbe un contratto di servizio basato oltre che sulle linee anche sul numero di passeggeri. Piu biglietti e abbonamenti venduti più soldi dalla regione. Si risolverebbero due problemi: l’evasione tariffaria e la copertura nel modo migliore delle linee.
Spero vivamente, me lo auguro,che queste dichiarazioni d’ intenti da parte del Soprintendente Properetti di voler creare una nuova Stazione Archeologica che ingloberà e renderà visibili al pubblico gran parte di questi ritrovamenti tra i quali mosaici, affreschi e quant’ altro, possano portare ad una seria rivalutazione e ripresa in considerazione, insieme a Chiesa Nuova, di includere nuovamente anche la fermata ” Argentina “dopo Venezia nella tratta T2 fino ad Ottaviano- Clodio come da Progetto originario
Speriamo vivamente anche noi che si riaffronti il tema delle stazioni nel centro storico dalle origini (progetto preliminare 2003). Però per onore di informazione dobbiamo dire che la situazione di Argentina è differente per un motivo fondamentale…. non c’è spazio materiale per conciliare le due cose. I reperti individuati avrebbero occupato, se ricollocati, tutto lo spazio del pozzo senza poter lasciare spazi agli ambienti di stazione e neanche ci si poteva allargare più di tanto perché lo spazio di Piazza Sant’Andrea della Valle quello è a meno di buttare giù i palazzi.
E’ chiaro che se e quando si riprenderà in mano il discorso è necessario fare delle scelte precise che non penalizzino in modo totale l’una (archeologia) o l’altra (stazione) e ci auguriamo che questo discorso si possa affrontare serenamente con Prosperetti.
Possibilmente con un “manico” diverso.
Appunto!!! Questo è quello che dico dal primo post, a un certo punto bisogna prendere in considerazione l’idea che se il reperto non può essere spostato o inglobato deve essere R-I-M-O-S-S-O. Qui si va da un estremo all’altro, durante il fascismo e per buona parte del dopoguerra si prendevano pale e picconi e si arava senza pensarci due volte, questo avveniva perché non c’era ancora il turismo di massa che, si pensa oggi, sarebbe invogliato da una certa offerta culturale. Non volendo entrare nella questione specifica è un dato ben noto che i turisti a Roma rimangono pochi giorni e spesso non ci tornano.
Non sarà mica perché una delle cause è questo fiume di auto incessante che ti entra dappertutto? La soluzione migliore per me è un sistema misto, tenere i reperti dove possibile, S.Giovanni e adesso Ipponio, oppure spostarli e, se proprio non è possibile, rimuoverli col martello pneumatico, Argentina, come si è fatto fino a pochi decenni fa.
Poi neanche sarebbe il caso di usare il martello pneumatico poichè i reperti potrebbero essere smontati e venduti all’asta su Internet
Io capisco i problemi di spazio che ci sono a Largo di Torre Argentina.
Ma siccome la distanza fra Venezia e Chiesa Nuova sarebbe comunque notevole, non si potrebbe studiare un’alternativa?
Per esempio, a Piazza Cairoli si avrebbe la stessa distanza da Venezia che quest’ultima avrebbe da Fori Imperiali, poco di più invece fra lì e Chiesa Nuova ma assolutamente accettabile.
Si scasserebbe il giardinetto attuale (mi dispiace per gli alberi, li trasferiscano altrove) scavi da lì, hai molto più spazio che Torre Argentina, poi vediamo dopo i sopralluoghi archeologici com’è la situazione, magari è molto più semplice…
A Piazza Cairoli ci sono gli stessi cocci di Torre Argentina, li lasciano sotto così tra mille anni sono stagionati come si deve, poi li estraggono e li vendono a 10.000 euro al chilo, se pensi che dei tartufi bianchi sono stati venduti a 9.000 euro al chilo fatti due conti sul business che ne può uscire fuori.
Visti i precedenti, inclusa la mancata creazione dell’area museale sotto i fori, sarà l’ennesima occasione persa. Spero di essere smentito ma ci credo poco. Prevale la sconfortante sensazione che la metro C sia stata principalmente un trasferimento di denaro pubblico ai soliti noti più che un progetto per la città.
Si purtroppo anche noi temiamo che possa scaturirne una cosa “brutta” e poco funzionale per dirla in poche parole.
E’ evidente che bisogna avere il coraggio di tirare in ballo architetti di alto livello e trovare una soluzione unica ed eccezionale per un contesto e un’obiettivo (la stazione museo) unico ed eccezionale esso stesso. Ovviamente tutto ha un costo ma di contro potremmo riuscire ad avere davvero una delle stazioni più belle del mondo che forse come prospettiva non ha prezzo ;P
Salve Comitato non posso che condividere la proposta (apertura cantieri ai cittadini), ma, ahimè visti i trascorsi, condivido anche i dubbi vostri e di altri lettori.
Quanto invece a San Giovanni, no news…bad news. Avete notizie?
grazie
Infatti, su San Giovanni continua una preoccupante vaghezza. Il fatto è che secondo me l’auspicio di un nuovo atteggiamento di apertura ai cittadini, oltre che nella partecipazione a splendidi e affascinanti progetti di archeo-tecnologia, dovrebbe consistere soprattutto nella trasparenza sullo stato dei lavori, sulle date e sulle reali motivazioni del loro mancato rispetto. Il problema sono permessi, collaudi, verifiche? Allora diteci con chiarezza di che si tratta e quanto ci vuole. Si teme il sovraffollamento della A?? E allora lo si dica chiaro e tondo. I pendolari del quadrante Est che quotidianamente prendono la C hanno il diritto di saperlo: altro che archeo-stazioni, servono infrastrutture solide e capaci di sopportare il fabbisogno di chi tutti i giorni va a lavorare, ovverosia la principale linea ad oggi esistente che è la A. Deve essere potenziata e adeguata immediatamente, non si può aspettare che, forse, nel 2022 la C arriva (forse) a Colosseo e, chissà, magari anche oltre, se tutto va bene, sempre che arriveranno le Olimpiadi … mah
Su San Giovanni Il responsabile del procedimento Ing. Sciotti ci ha detto che ammettendo la definizione conclusiva della variante chiesta dalla Soprintendenza entro l’estate la consegna dell’opera ad Atac dovrebbe avvenire nei primi mesi del 2017.
Ma se ovviamente si andrà oltre l’estate di conseguenza slitterà tutto.
Diciamo che lui era abbastanza fiducioso che questa condizione si realizzi ma ad oggi di fatto una data certa non c’è… questa è l’amara realtà.
Alla fine il problema è sempre quello: i soldi. Non si possono fare “le nozze coi fichi secchi”. La metro C, per il suo contesto straordinario, non può essere finanziata come una normale metropolitana. Anche scevra del “magna-magna” alla romana e delle furberie contrattuali e burocratiche del consorzio è perfettamente plausibile (e giustificabile) che abbia dei costi più elevati rispetto alle controparti del resto del mondo. Fermo restando il controllo (sempre più rigido) su mafie, sprechi e ruberie.
Bisogna ripensare il progetto con la “grandeur” che un’ opera del genere in una città del genere pretende. Sei a Roma: devi fare opere di livello, destinate a durare e incantare. E per coinvolgere grandi architetti, progettare e utilizzare tecnologie con metodi innovativi e magari realizzare musei contestuali devi dar fondo a grandi investimenti.
Il prossimo sindaco deve PRETENDERE dal governo i soldi che Roma merita per tutte le sue opere, metro C compresa. Basta essere trattati da Cenerentola, laddove altrove piovono soldi.
Salve Andrea ed altri colettori. Solo per informazione !!! , Votate chi vi pare !! ( ci mancherebbe altro ), dopo esserci fatti già un’ idea a grandi Linee del programma di Giachetti e della Raggi in tema di trasporto pubblico su ” http://www.ilmessaggero.it/roma/campidoglio/programma _meloni-roma si legge quanto la Meloni propone per Roma ” Sulle strade, grande male della Capitale la Meloni propone ” Servono 250 milioni di euro all’ anno per una manutenzione straordinari a. La copertura può arrivare dal taglio agli sprechi del Comune , ma anche con un coinvolgimento di privati. Trasporti ” Completare subito Metro C fino a Venezia , poi arrivare a Grottarossa con finanziamenti certi da parte del Governo. Quindi al momento, ricapitolando, dopo Giachetti anche la Meloni, come dichiarazioni d’ intenti, sembra favorevole, nel tempo a venire, al completamento della C, mentre la Raggi ” arriviamo al Colosseo, poi si vedra’
Purtroppo non credo molto alle promesse elettorali. Già normalmente ci credo poco. Ma ora proprio zero, visto le dinamiche romane.
Personalmente sono convinto che nessuno potrà interrompere i lavori della metro C. E che, per quanto possano essere puliti gli attori che vi opereranno, una certa percentuale di finanziamento finirà comunque ad arricchire qualcuno.
La speranza è di vedere finalmente una sinergia dove tutti lavorano nella stessa direzione, capendo che se rompono il “giocattolo Roma”, poi nessuno ci potrà più giocare.
Per questo quello delle stazioni museo mi sembra un bell’ uovo di Colombo, per ottenere finanziamenti con più convinzione, prevedere un ritorno di immagine e di indotto e convincere gli indecisi o i contrari che la metropolitana è anche un’ opportunità per valorizzare l’ arte e la cultura a Roma.
Anzi, l’ idea a me piace proprio, perchè Roma la amo anche perchè in passato qualcuno è stato tanto lungimirante da non asfaltare i monumenti che oggi possiamo ammirare.
A tal proposito voglio ricordare che le tecniche di scavo che abbiamo oggi 100 anni fa non c’ erano; e magari fra 100 anni ce ne saranno altre ancora meno invasive. Preservare oggi dei reperti impossibili da recuperare con la nostra attuale tecnologia, magari significa dare l’ opportunità a chi verrà dopo di noi di poterlo fare un domani. Quindi magari asfaltatevi la lingua la prossima volta che vi balena per la testa l’ idea di distruggere la nostra storia. (non mi riferisco a te, Michele)
Sinceramente io penso invece che bisognerebbe votare senza leggerlo proprio il programma, bensì basandosi su cosa hanno fatto fino ad oggi, altrimenti siamo capaci tutti, dal famoso “Meno tasse e 1 milione di posti di lavoro”, a fare promesse tanto poi se non si mantengono va bene lo stesso.
Domani mi candido pure io, il mio programma:
1- 6 linee metro belle e pronte entro il mandato fatte scavare dai cinesi;
2- parcheggi di scambio integrati in tutte le stazioni metro di periferia e semicentro;
3- pedonalizzazione totale del centro storico e limiti enormi con ingresso consentito solo a auto navette e taxi elettrici entro l’anello ferroviario e i residenti non rompessero i coglioni;
4- parcheggi locali sotto ogni piazza o piazzetta e zero assoluto di posti auto a raso;
5- millemila km di piste ciclabili;
6- millemila km di linee tram;
7- sparizione dell’ambulantato e sovvenzionamenti ai mercati rionali con banchi dati ai coltivatori diretti locali;
8- più viagra per tutti;
9- ooooo stadio daaaaaa Roma;
10- ooooo stadio daaaaa Lazio.
Tanto poi chissenefrega se non potrò fare nulla di tutto ciò.
Mi votate lo stesso!
😉
Data la posizione dei ritrovamenti è possibile ipotizzare che le scale tra atrio e banchino vengano spostate altrove e che il pavimento dell’atrio della stazione diventi una grande superficie di vetro da cui guardare i resti? O stanno pensando a qualche soluzione più complessa?
E’ evidente che la ricollocazione delle strutture rende necessario una riorganizzazione degli spazi e quindi una nuova disposizione delle scale mobili.
Per quanto riguarda l’allestimento Prosperetti stesso pensava a una cosa simile a quella che dici tu ma ha garantito che è aperto a qualsiasi soluzione e che si sarebbe affidato ad architetti di nota fama.