Archeologia a Ipponio. Se si aprissero le porte ai cittadini

I cancelli del cantiere della stazione Amba Aradam/Ipponio della Linea C si sono aperti alla stampa per svelare il ritrovamento della caserma romana alla presenza di Francesco Prosperetti, Soprintendente Speciale per l’Area Archeologica Centrale; Rossella Rea, responsabile per la stessa soprintendenza degli scavi della tratta T3; Andrea Sciotti, responsabile del procedimento della Linea C per Roma Metropolitane.

MetroXRoma ha avuto il privilegio di partecipare a questa spettacolare visita. 39 stanze quadrangolari disposte su due file che si affacciano su uno stretto e lungo corridoio su un estensione di circa 1.800 mq.  In alcuni ambienti, mosaici e affreschi si mostrano perfettamente conservati in tutta la loro eccezionalità.

I ritrovamenti occupano quasi interamente la mezzeria sud della stazione a una profondità di 9 metri, una manciata di centimetri sotto la quota di quello che sarà il solaio dell’atrio ed esattamente nel punto in cui il progetto esecutivo prevedeva le scale mobili per scendere in banchina.
“Per le caratteristiche idrogeologiche dei terreni non è possibile eseguire indagini archeologiche preliminari fino a queste profondità – Ha spiegato Rossella Rea – senza aver realizzato prima i muri perimetrali in cemento armato della stazione. I carotaggi e i saggi avevano individuato queste strutture ma non potevamo in nessun modo immaginare di cosa si trattasse e in che stato fossero finché non avremmo scavato”

Prosperetti comunque rassicura che i cantieri non si fermeranno:Non ci sarà nessuno stop. Ovviamente il progetto della stazione subirà cambiamenti. Il piano è riprogettare gli aspetti funzionali e architettonici in funzione del ritrovamento che sarà smontato e rimontato come era e dove era. Andranno spostate le scale mobili ad esempio e dovremo dare anche un significato a questo spazio”

Quasi sicuramente si andrà incontro ad una variante, le cui ripercussioni in termini di costi e tempi sono difficili da prevedere prima di stabilire con precisione questa riorganizzazione funzionale. Ricordiamo comunque che la tratta si porta dietro già un anno di ritardo ormai consolidato (consegna delle opere prevista per settembre 2021)

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Intanto abbiamo pensato di cogliere questa occasione per fare una riflessione.

Perché non vengono aperte le porte anche ai cittadini? Abbiamo la sensazione che si  tratterebbe di una opportunità insostituibile per avvicinare i romani a quest’opera tanto fondamentale una volta completata quanto misteriosa e poco intelligibile nella complessa fase realizzativa. Se fosse possibile anche al signor Mario Rossi guardarsi intorno passeggiando per qualche minuto tra i castra adrianei, con l’occasione “toccare con mano” i metodi costruttivi, poter sfogare le curiosità sul come e perché si fanno determinati lavori, siamo sicuri che la linea verde comincerebbe a riscattarsi della brutta fama accumulata negli anni.

I tempi saranno inevitabilmente ancora lunghi e i costi elevati; I cantieri barricati dietro tristi pannelli gialli, privi di dialogo con la cittadinanza, continuano a essere visti solo come un elemento di intralcio e disturbo. Pensate se fosse proprio l’archeologia l’opportunità che permette di entrare dentro questa realtà… proprio quell’archeologia che fino ad oggi è stata vista quasi come la causa unica dell’allontanamento (temporale) della metropolitana dalla cittadinanza!

L’appello va quindi alla Soprintendenza e a Roma Metropolitane perché valutino la fattibilità di questa proposta: l’apertura al pubblico dei cantieri, per esempio la domenica quando l’influenza sui lavori è assente e limitatamente al periodo in cui si svolgono gli scavi archeologici. Si potrebbe sperimentare un format da riproporre in maniera standardizzata e consolidata nei cantieri oltre Colosseo che attraverseranno il cuore del centro storico e perché no già estenderlo su tutti i cantieri della tratta in costruzione da San Giovanni al Colosseo.

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