Linea C. Silenzio sui cantieri chiusi da un mese. E’ una vergogna!

A un mese dalla sospensione dei lavori della Linea C, i cancelli dei cantieri tra San Giovanni e Colosseo rimangono sbarrati di fronte al disinteresse politico.

Si tratta dell’ennesimo, pietoso, epilogo di un copione ormai consolidato.

Da un lato un committente disorganizzato e “pressapochista” che scatena sistematicamente problematiche di ogni sorta… dall’altro un appaltatore squalo che rendiconta freneticamente pretese economiche e risarcimenti sulla scorta di questi passi falsi e forte di un contratto ormai snaturato.

Il problema di oggi: Metro C vanta un credito di circa 100 milioni di Euro per  lavori già eseguitiI soldi ci sono, ma parte di alcune fatture non viene pagata da più di un anno per motivi allo stato attuale ignoti. Nessuno si è degnato di spiegarci perlomeno l’origine di questo grottesco corto circuito.

Comunque se vi state chiedendo cosa sia stato fatto per sbloccare la situazione in queste settimane la risposta è semplice: assolutamente nulla; Il silenzio delle istituzioni e delle imprese non lascia adito a dubbi: nessuno ha mosso un dito o sembra avere intenzione di farlo. Siamo sconcertati  di fronte al disinteresse disarmante mostrato verso la capitale e verso una delle opere infrastrutturali più importanti del paese; Ma soprattutto siamo allarmati dall’inevitabile aggravamento della situazione che genera la mancanza di una risoluzione veloce della questione. Chissà Metro C quante riserve ha già iscritto in merito!! E più tempo passa più si alimenta questo teatrino.

Il nostro timore è che oggi ci troviamo di nuovo al punto di partenza. L’eterno ritorno del contenzioso, ormai intrinseco al contratto, che ciclicamente porta a un atto conciliativo che finisce per facilitare, invece che arginare, il perpetrasi di questi accadimenti.

Non è tollerabile che si prosegua, ancora una volta, su questa strada. E’ paradossale che qualora esistano da una parte o dall’altra delle gravi inadempienze contrattuali non si proceda di conseguenza.

E’ fuor di dubbio che sia disonesto e privo di buon senso, quale che sia il motivo, ritardare i pagamenti anche di un anno. Ma allora, se Metro C pensa di avere qualcosa per cui rivalersi sul committente prenda i libri contabili e li porti in tribunale. Basta con la ridicola scusa del “puro spirito di collaborazione” per cavalcare invece la nitida consapevolezza di quanto sia forte l’arma della sospensione dei lavori.

Proprio per questo, però, è altrettanto ridicolo che dall’altra parte si continui a richiamare la necessità di alterare il meno possibile l’andamento dei lavori o addirittura il bene di Roma per giustificare i generosi regali elargiti alle imprese fino ad oggi.
Anche perché la tesi è crollata di fronte alla realtà dei fatti.

Ad appena due anni dal riconoscimento di quasi 350 milioni aggiuntivi (Atto Attuativo del 9 settembre 2013), condannati come illegittimi dalle principali autorità in tema di contabilità e anticorruzione, non è oltremodo accettabile questo “vizio” di foraggiare qualsivoglia pretesa purché i cantieri riprendano.

Non crediamo che sia scritto da nessuna parte che l’appaltatore possa sospendere unilateralmente i lavori. E allora, se c’è un profilo di illegalità in un comportamento del genere, perché il comune non prende le carte contrattuali e le porta in tribunale?
Oggi le garanzie a favore del committente sono praticamente nulle. Le uniche possibili inizialmente, il prefinanziamento e la direzione lavori, sono sistematicamente saltate: Uno polverizzato dal 20% al 2% e l’altra affidata alla stesse società che hanno vinto l’appalto.
A questo punto riteniamo sia urgente più che mai una riflessione sul futuro contrattuale dell’opera. E quale che sia la decisione dovranno essere chiare e concrete le garanzie per la prosecuzione dell’opera fino a Ottaviano e quanto più possibile in linea con il progetto originario.