Linea D, revocato l’incarico in project financing alla società Condotte. La quarta linea ora può rinascere

Metro D, si riparte da zero. Ora la quarta linea della Capitale può rinascere. Con uno dei suoi ultimi atti da assessore alla Mobilità di Roma, ieri Guido Improta ha presentato un provvedimento che revoca definitivamente l’incarico di promotore alla società Condotte nell’ambito dell’iter realizzativo dell’opera, che prevedeva un project financing al 50%. Questo vuol dire che lo stesso Project financing è definitivamente cancellato, a causa dei costi insostenibili a favore dei costruttori privati, e che ora la linea D, seppur congelata a tempo indeterminato, potrà rinascere con un appalto normale, risorse pubbliche e gara europea.

Attenzione, non ci facciamo illusioni che tutto ciò accada in tempi rapidi. Ora la battaglia da vincere è quella della tratta centrale della linea C e solo provare a fare le barricate per la quarta metro romana è pura utopia. L’atto di Improta, però, ha la sua importanza. Perché, lungi dall’affossare definitivamente la linea come letto su alcuni quotidiani, la revoca dell’incarico di Promotore a Condotte consente che l’opera venga tirata fuori dalle sabbie mobili di una procedura impossibile da portare avanti. Certo, l’obiettivo immediato del Campidoglio non è quello di far ripartire la linea D, quanto evitare il protrarsi di un contenzioso economico con Condotte che aveva già minacciato azioni legali per il primo stop al progetto, arrivato per altro per mano della giunta Alemanno nel 2012 a seguito dei rilievi dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici che bollavano come eccessive le richieste dei privati in cambio del loro intervento.

Condotte, fino ad oggi, aveva redatto solo il progetto preliminare di un’opera dal costo totale di 2,7 miliardi più iva. Un costo, va ricordato, diviso in due parti: 50% a carico del Comune attraverso mutui, e 50% a carico dei privati, che in cambio avrebbero avuto la concessione della linea per 20 anni, un canone annuo di 147 milioni, sempre per due decenni, e soprattutto i diritti a lottizzare una quantità molto elevata, ma ancora imprecisata, di terreni comunali sui quali costruire palazzi ed edifici (ancora!) destinati all’edilizia residenziale nei quartieri a nord-est della città. Troppo, effettivamente. A 3 anni dallo stop del 2012, dunque, ora arriva il definitivo addio al project financing concepito nel 2005. E si può voltare pagina.

Quello che ora possiamo chiedere al Campidoglio è di riprendere in mano la situazione della linea D con un nuovo progetto preliminare ed uno definitivo, in modo da poter appaltare l’opera nel prossimo futuro, quando i tempi saranno migliori (ricordiamo che l’opera è comunque inserita nel Prg e il progetto resta in capo a Romametropolitane). Il project financing può essere riproposto per alleviare il costo a carico del pubblico, ma ovviamente serve una procedura nuova e sostenibile. Un aiuto parziale da parte dei privati che non diventi un macigno, come il project financing appena revocato, in grado di precipitare la metro D in fondo ad un pozzo che intrappoli qualsiasi possibilità di realizzare la tanto sognata quarta linea della Capitale.