Come si potrà pedonalizzare il centro di Roma senza la metro a Chiesa Nuova?

Ogni nuova fermata del trasporto pubblico migliora l’accessibilità della zona circostante, attraendo nuovi utenti che prima vi si recavano con altri mezzi oppure non vi andavano affatto: ciò accade in particolar modo quando si tratta di una linea di forza (come una metropolitana) e nelle città in cui il TPL non è particolarmente sviluppato. In altre parole l’accessibilità ha un ruolo chiave nella capacità che una nuova linea ha sia di modificare la scelta modale, sia di essere un generatore di traffico verso le destinazioni servite. Questo duplice fenomeno è sintetizzato dal concetto di “walking distance” (distanza pedonale), ovvero la distanza che il pedone medio è disposto a percorrere per accedere al sistema.
Allo stesso modo, non realizzare una stazione già prevista ha un impatto negativo che va al di là della minor comodità per alcuni dei futuri utenti, i quali si troveranno a dover percorrere una strada più lunga per usufruire del servizio. Questa scelta comporta, di fatto, l’esclusione di un certo numero di passeggeri dal sistema, i quali decideranno di giungere a destinazione in altro modo (o di non andarci affatto), causando un danno tanto alla linea di trasporto pubblico – e alla collettività che ha pagato per realizzarla – quanto alla zona non più servita, quindi ai suoi abitanti ed agli operatori economici che vi lavorano. L’impatto può essere molto significativo quando si parla di una stazione come Chiesa Nuova, considerando la sua posizione strategica, il fatto che dopo l’eliminazione non sia stato previsto nulla per attenuarne l’assenza e l’intenzione dichiarata di pedonalizzare il centro storico di Roma. È giusto, quindi, che tutti i cittadini siano consapevoli delle conseguenze.

La rappresentazione grafica è uno strumento efficace per mostrare in modo sintetico e approssimato gli effetti della mancata realizzazione, basandosi proprio sui concetti di distanza pedonale e di “area di influenza”, ovvero l’area compresa entro la distanza pedonale accettabile. Si tratta in realtà di un dato statistico – influenzato in modo significativo da vari fattori, relativi agli utenti (anagrafici, socioeconomici, culturali) e agli spostamenti (scopo, distanza complessiva, frequenza, ecc.) – e come tale dovrebbe essere trattato. La distanza pedonale è di fatto una grandezza convenzionale e se ne trova una vasta gamma di valori numerici: si va da 300 m a 1 km circa; oltretutto gran parte della letteratura fa riferimento a realtà non italiane e i vari studi differiscono sia nella metodologia di determinazione del valore numerico, sia nelle finalità per cui il valore medesimo è concepito (dimensionamento delle infrastrutture/interventi di miglioramento della mobilità pedonale/previsioni urbanistiche).

A ogni modo è possibile osservare alcune tendenze di fondo, con i valori più alti (distanze maggiori) associati a:

  • nodi di origine (zone residenziali) rispetto a quelli di destinazione (uffici, commercio, ecc.);
  • realtà europee (maggiormente orientate verso il TP e la mobilità ciclopedonale) rispetto a quelle nordamericane (più orientate, come l’Italia, all’uso dell’auto privata);
  • linee di forza (tranvie moderne e metropolitane) rispetto a quelle servite con autobus;
  • aree periferiche rispetto al centro città;
  • aree dotate di percorsi pedonali più confortevoli.

Inoltre bisogna considerare che l’effettiva “distanza pedonale” corrisponde al tempo impiegato per accedere all’infrastruttura:

  • il percorso effettivo è sempre maggiore rispetto alla distanza in linea d’aria (anche in presenza di una densa rete di itinerari ed un tessuto urbano compatto la differenza è del 15÷25% in più);
  • il tempo impiegato nell’attraversare punti singoli (attraversamenti pedonali semaforizzati, sottopassaggi, luoghi affollati, ecc.) deve essere considerato come distanza equivalente, anche se l’utente è fermo o procede lentamente;
  • per la medesima ragione si deve considerare il percorso di accesso alla banchina all’interno della stazione – soprattutto se profonda – anche quando tale percorso è parzialmente meccanizzato (scale mobili, ascensori, tapis roulant).

Come già sottolineato l’analisi valuta e cerca di quantificare, sulla base delle suddette considerazioni, le conseguenze dell’eliminazione di Chiesa Nuova sotto due aspetti:

  1. efficacia dell’opera infrastrutturale: valutazione di quanta superficie diverrebbe “troppo lontana” dalla più vicina fermata della linea C (trovandola di fatto inutile), passando da uno scenario all’altro + quanta superficie, pur trovandola ancora utile, vede aumentare il tempo e la distanza di accesso (ossia perdita di appetibilità del servizio), adottando una distanza pari a circa 1 km (rispettivamente le aree rosse e gialle del primo grafico);
  2. accessibilità al servizio di trasporto pubblico: valutazione, a causa della soppressione di Chiesa Nuova e sulla base dei progetti attualmente considerati, di quanta superficie resterà non servita in modo adeguato da linee di forza (tram “moderni” e metropolitane), ovvero a oltre dieci minuti dalla banchina più vicina (area tratteggiata del secondo grafico).

Grafico efficacia linea C senza Chiesa Nuova

In giallo l’area che vede peggiorata la propria accessibilità, anche in modo significativo (maggior tragitto fino ad un massimo di 12 minuti); in rosso l’area di fatto non servita dalla linea C a causa della mancata realizzazione di Chiesa Nuova [base cartografica © OpenStreetMap contributors]

Grafico accessibilità al trasporto pubblico senza Chiesa Nuova

L’area tratteggiata corrisponde a poco meno di 50 ha che verrebbero a trovarsi a oltre 10 minuti dalla fermata più vicina, sempre ammettendo che la stazione San Silvestro della linea D venga costruita in futuro. [base cartografica © OpenStreetMap contributors]

Come si può osservare l’effetto è devastante e illustra chiaramente come l’eliminazione di Chiesa Nuova – a maggior ragione senza la TVA e con lo spostamento ad Est del tracciato della futura linea D – renda di fatto impraticabile la chiusura/restrizione del centro al traffico automobilistico, in aperta contraddizione con le linee programmatiche di questa amministrazione. Pianificare che una così vasta area in pieno centro storico, densa e ricca di attrattori di traffico, non vada adeguatamente servita da una linea di forza del TPL è una decisione che probabilmente non ha eguali nel contesto europeo.

Un’analisi analoga è stata ovviamente condotta anche a livello ufficiale, in modo forse più accurato e dettagliato, ma con risultati non troppo distanti: infatti tra le motivazioni addotte da Roma Metropolitane per giustificare l’eliminazione di Chiesa Nuova si afferma che “[…] la soppressione della stazione Chiesa Nuova […] lascerà ben poche zone del centro storico raggiungibili a piedi con tempi superiori ai 15 minuti”.
In effetti, tracciando le isocrone a 15 minuti con gli stessi criteri sin qui adottati, ben poca superficie ne rimarrebbe al di fuori, anche senza tener conto della linea D; giudichino però i lettori se tale copertura possa essere ritenuta accettabile, considerando che ci troviamo nel centro storico di una capitale europea ed è stata determinata adottando un valore (corrispondente ad un percorso di circa 1,2 km) che potrebbe essere eccessivo perfino in una periferia residenziale di una città ben più avvezza al trasporto pubblico.

Contributo a cura di J. Tolomei

Nota metodologica
Secondo una prassi consolidata, le aree di influenza sono state individuate mediante cerchi tracciati in pianta, centrati nella stazione e con raggio uguale alla distanza in linea d’aria; i grafici fanno ovviamente ricorso ad alcune ragionevoli approssimazioni:

  • velocità pedonale pari al valore comunemente considerato di 80 m/min;
  • percorso interno alle stazioni schematizzato ponendo l’origine delle distanze nel baricentro della stazione ed aggiungendo 40 m (mezzo minuto) per la componente verticale verso le banchine;
  • percorsi effettivi lunghi in media il 20% in più rispetto alla distanza in linea d’aria (distanza effettiva = 1,2 * distanza in linea d’aria), coerentemente con quanto indicato in letteratura;
  • “impedenza” connessa all’attraversamento del fiume equivalente a mezzo minuto, tiene conto anche del fatto che una fetta consistente dell’utenza è occasionale e che per loro (che si basano sulle mappe) il Tevere rappresenta un ostacolo psicologico che fa percepire come “più lontana” la fermata stessa.

Nel caso in esame tutto ciò si traduce nell’assunzione di un’area circolare:

  • con raggio pari a 800 m (il famoso mezzo miglio indicato ufficialmente dalla FTA americana) per il primo grafico, corrispondente a circa 0,9 ÷ 1,1 km / 13 di percorso pedonale effettivo: è senz’altro una stima prudenziale (per eccesso) del territorio afferente alle fermate della tratta in questione;
  • con raggio pari a 633 m per il secondo grafico, corrispondente a circa 800 m / 10 di percorso pedonale effettivo.

Qualora sia necessario un attraversamento del Tevere, il cerchio viene centrato al di là del ponte, sulla sponda opposta rispetto alla fermata, con un’ampiezza ottenuta detraendo la distanza effettiva percorsa per giungere fino a lì più 33 m, che quantificano il “disagio” dell’attraversamento [R – (distanza effettiva/1,2 + 33 m)].
Nell’ultimo grafico sono considerate anche le aree d’influenza delle due fermate della linea 8 (Arenula/Cairoli ed Arenula/Min. Giustizia): dato che i due tipi di infrastrutture hanno caratteristiche diverse e soprattutto sono percepiti diversamente dall’utenza, il tram è stato considerato soltanto come adduttore alla metropolitana. Pertanto nel dimensionare l’area coperta da queste fermate è stata detratta dai dieci minuti una quantità che rappresenta la presenza di un cambio (5, comprensivi di minor velocità del tram, tempi di trasbordo e tempi medi di attesa al nodo di Venezia), ottenendo un’area circolare con raggio pari a 333 metri.
Base cartografica originale proveniente da OpenStreetMap e rilasciata sotto licenza Creative Commons CC-BY-SA.