Promossi e bocciati, le nostre pagelle

Vilipesi, semplicemente per essere schierati, con impegno civile e amore per la città, a favore di un Tpl più moderno e per lo sviluppo delle metropolitane intese come priorità assoluta per Roma. Apprezzati per il servizio di informazione che svolgiamo quotidianamente, spesso in anteprima, e per la critica che svolgiamo. Accusati addirittura da qualcuno di essere pagati dai costruttori. Il lungo braccio di ferro sul contenzioso tra Campidoglio e Metro C scpa e le polemiche degli ultimi mesi sulla linea C hanno fiaccato la nostra pazienza. A due anni dalla nascita del comitato, dunque, pensiamo sia giunto il momento di stilare la nostra personale pagella, e dire chi sono, secondo noi, i promossi ed i bocciati, rispetto alla lunga telenovela della linea C, tra il sindaco Marino, gli assessori Improta e Morgante, il consorzio Metro C, RomaMetropolitane, il M5S e i vari comitati.

Guido Improta: assessore alla Mobilità di Roma Capitale
Per noi Improta è promosso. Da quello che abbiamo potuto verificare in pochi mesi di attività, l’attuale assessore alla Mobilità risulta uno dei pochi ad avere le idee davvero chiare su cosa serve a Roma sul fronte dei trasporti: ferro per prima cosa, a partire dalla realizzazione della linea C, (e ci sembra di capire che Improta sia favorevole a portare la linea oltre piazza Venezia, in futuro, con le risorse in cassa). Nel lungo braccio di ferro tra Campidoglio e consorzio Metro C l’assessore ha prima eseguito la volontà di Marino, stoppando i pagamenti estivi relativi al contenzioso, per poi condurre la trattativa al ministero dei Trasporti con la quale sono stati riconosciuti i 253 milioni alle imprese a fronte, però, della chiusura di ulteriori contenziosi per un miliardo di euro potenziale. Improta ha piegato l’assessore al Bilancio, Daniela Morgante, che con eccessiva rigidità voleva bloccare i pagamenti. Ha infine tenuto testa ai comitati che vorrebbero lo stop della linea a San Giovanni ed anche a qualche sconsiderato consigliere del suo stesso partito. Con lui ci sentiamo tranquilli che la linea C andrà avanti fino a piazza Venezia. Sempre lucido, siamo sicuri che con Improta alla guida della Mobilità tutto procederà per il meglio.

Daniela Morgante: assessore al Bilancio di Roma Capitale
Lo stesso non possiamo dire di Daniela Morgante, l’assessore al Bilancio di Roma Capitale. Verificare con rigore l’assoluta legittimità dei pagamenti è un dovere sacrosanto, soprattutto dopo gli sprechi di questi anni, finiti sotto al lente della Corte dei Conti. Ma ha ragione chi dice che Morgante non può esercitare il ruolo di assessore come se fosse un magistrato (la Morgante, in effetti, è ancora un giudice proprio della Corte dei Conti). La sua eccessiva rigidità in occasione della vicenda dei pagamenti della linea C è stata sconcertante. Il suo no reiterato ai pagamenti dovuti alle imprese, nonostante l’autorizzazione del Cipe, del ministero dei Trasporti nella persona dello stesso ministro Lupi, del dipartimento Mobilità (e poi anche quelli della stessa Corte dei Conti, avvenuti subito dopo, che hanno dimostrato l’infondatezza dei suoi dubbi) ha determinato uno stop pressoché totale dei lavori per quattro mesi. Ne pagheremo la conseguenza, come al solito, noi cittadini, costretti a vedere l’inaugurazione dell’opera sempre in ritardo. In odor di simpatia per il Movimento 5 stelle Morgante si deve rendere conto, perché è evidente che non lo ha ancora capito, che Roma ha bisogno di metropolitane, come l’aria, e che i suoi interventi sono stati sin’ora controproducenti per la città. I controlli dei dipartimenti e del ministero sono una garanzia sufficiente per autorizzare i pagamenti. Non c’è bisogno di pedanti contro analisi.

Metro C spa, il consorzio di imprese private che sta realizzando l’opera
Per noi sono bocciati anche i privati che stanno realizzando l’opera. E’ vero, i 253 milioni di contenziosi che alla fine hanno ottenuto erano dovuti e Marino avrebbe fatto meglio ad autorizzarli subito regolando i conti con le imprese, sotto traccia, in un secondo momento. Ma il comportamento degli imprenditori a capo delle imprese del consorzio, ovvero Astaldi, Vianini, Ansaldo Trasporti, Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi e Consorzio Cooperative Costruzioni, si chiamano, tanto per fare un esempio, Francesco Gaetano Caltagirone. Parliamo di imprese ed imprenditori dalla liquidità pressoché infinita. E’ quindi del tutto irresponsabile bloccare i cantieri, compromettere il futuro immediato dell’opera e soprattutto non pagare gli stipendi operai (per la misera somma di 180.000 euro) solo al fine ricattare il Campidoglio rispetto al pagamento del dovuto. Ma non è tutto: la Corte dei Conti stessa ritiene che dietro al pesante incremento dei costi dell’opera ci sia qualcosa di sospetto. Noi siamo alla finestra per vedere quello che succede. Infine cosa ancora più grave, dal nostro punto di vista, è il gravissimo ritardo con cui sarà consegnata l’opera. Nel 2015, quando secondo il cronoprogramma iniziale la linea C sarebbe dovuta arrivare a Clodio, sarà inaugurata la sola tratta Pantano-San Giovanni. Per arrivare a piazza Venezia dovremmo attendere il 2020 circa. E’ vero che la Sovrintendenza ha fatto di tutto per complicare la vita all’opera ma gli anni accumulati di ritardo sono davvero troppi. E qualcosa non torna.

RomaMetropolitane, la società comunale che ha progettato la linea C e che coordina i lavori
Per RomaMetropolitane, la società partecipata di Roma Capitale che progetta la rete del futuro, c’è una promozione con voto a scendere. Siamo di fronte al classico esempio che c’è in tutte le scuole: l’alunno bravissimo che smette di studiare. Per RomaMetropolitane vale la stessa cosa: la rete della metropolitana del futuro, con la linea C e la linea D, rappresenta il nostro sogno. Dentro la società lavorano grandi professionisti (come il papà della linea C Simonacci), forse troppo pagati (senza il forse), ma pur sempre tra i tecnici migliori al mondo, viste le estreme difficoltà che devono affrontare con il progetto della linea C. Il problema, però, è che negli ultimi anni, soprattutto dopo la ritirata parziale dell’Ad Bortoli, le falle di RomaMetropolitane iniziano a farsi larghe. Per i ritardi di consegna dell’opera c’è anche la sua responsabilità. E gli attuali manager, Napoli e Palombi, non brillano per passione. Qualcosa si è inceppato, forse rotto per sempre nella società. E questo dipende dal fatto che ci sono troppi pochi ingegneri e troppi raccomandati, trombati dalla politica, e amministrativi tra le sue fila. Insomma: se RomaMetropolitane tornasse a progettare e ad accompagnare lo sviluppo della rete come un soggetto protagonista ben venga la sua presenza, ne saremmo felici. Se invece resta un carrozzone mangiasoldi e spreca risorse, che non controlla più le imprese costruttrici e i cronoprogrammi, allora è meglio tenere i pochi buoni che sono rimasti, internalizzarli in Roma Capitale, e chiudere la baracca.

Ignazio Marino, sindaco di Roma
Marino per noi non è ne promosso ne bocciato. Siamo dalla sua parte nella battaglia per rimettere in riga le imprese del consorzio Metro C e per chiedere tempi certi per la consegna dell’opera (con penali più severe, come è stato alla fine deciso). Il problema è che il sindaco si sta muovendo come un elefante in una cristalleria. E i suoi modi hanno determinato gravi ritardi e portato i privati, in modo ricattatorio, a decidere la paralisi dei cantieri. Serviva forse più diplomazia, che non vuol dire meno fermezza. Ci piace, dopo i cinque anni buttati di Alemanno, che il nuovo sindaco abbia una visione strategica della mobilità del futuro e che punti molto sui tram. Ma ci rammarica il fatto che il sindaco sia tiepido sull’argomento Linea C. Per ora Marino si limita a dire che la linea arriverà di sicuro a piazza Venezia. Oltre, fino a Clodio, non si sa, e dipenderà dai futuri finanziamenti (che però prima o poi dovrà chiedere al Governo se crede nell’opera). Sappiamo che Marino è molto prudente e che parla solo delle cose concrete. Quindi se Marino non accenna mai alla tratta T2 non vuol dire che sia contrario ma che non vuole azzardarsi di affrontare argomenti ad oggi incerti. Anche per questo parlare oggi di linea D, infine, è pura fantasia dal punto di vista del sindaco in carica. Non è certo colpa sua se oggi l’opera è relegata nel cassetto dei progetti rinviati a causa della totale mancanza di risorse. Però Marino potrebbe almeno riavviare la progettazione. Lo aspettiamo al varco, dunque. Come noto stiamo lavorando da tempo ad un’assemblea pubblica in sua presenza, durante la quale presenteremo le nostre idee: in primis chiedere al Governo fondi speciali per il Giubileo 2025 al fine di completare la linea C fino a Clodio. Dalle sue risposte dipenderà il nostro giudizio finale.
Movimento 5 Stelle e comitati di quartiere
Li mettiamo tutti insieme, i grillini, i comitati del Celio e gli anziani rappresentanti di Italia Nostra, perché sono sostanzialmente la stessa cosa. Il M5S romano nasce al Celio, sulla base del nucleo portante dell’omonimo comitato contrario alla Linea C, quattro gatti per la verità, e nei salotti di Prati dell’associazione Italia Nostra, composta da sedicenti ambientalisti che, con ogni probabilità vista la loro età, hanno preso un mezzo pubblico della città l’ultima volta ai tempi di “quando c’era lui… i treni arrivavano in orario”. Per M5S, Celio e Italia Nostra la bocciatura è totale: si tratta di un gruppo ristretto di cittadini privilegiati che abitano in centro e si oppongono alla linea C, chiedendone lo stop oltre San Giovanni, solo per evitare i disagi rappresentati dai cantieri che inevitabilmente si ritroveranno vicino casa. In inglese li chiamano Nimby, ovvero quelli che si dicono a parole favorevoli alle opere pubbliche, come una linea metropolitana, a patto che MAI quelle stesse opere pubbliche vengano realizzate nei pressi delle loro abitazioni. Parliamo dunque di paradossali ambientalisti contro il trasporto pubblico su ferro e di politici, quelli capitanati dal comico genovese, che più che guardare all’interesse collettivo ed ai bisogni di circa 500.000 romani che abitano nelle sterminate periferie est della città, guardano con egoismo al loro particolare e al loro tornaconto elettorale. La cosa grave è che per giustificare le loro posizioni si sono travestiti da paladini della città: affermano che con la linea C crollerà il Colosseo e sono sempre pronti, calcolatrice alla mano, a ricordarci quanti soldi sono stati sprecati (sbagliando spesso i conti) per quella che definiscono “un’inutile opera”. Vigilare contro lo spreco di denaro pubblico va bene, ma non deve diventare un modo per bloccare le infrastrutture di cui Roma ha bisogno. I grillini dicono che la linea C non deve diventare una nuova Salerno-Reggio Calabria. Noi siamo d’accordo, ma gli ricordiamo che bloccare i lavori della Salerno-Reggio Calabria, a causa degli sprechi di denaro pubblico che ci sono stati, non porta alcun beneficio ai milioni di italiani che ogni anno usano quell’autostrada. L’opera deve andare avanti, semmai lavorando con il massimo impegno affinché non ci siano più sprechi. Così, parafrasando, bloccare la linea C a causa degli sprechi non ha senso. L’opera va continuata fino a piazzale Clodio, stando attenti affinché da oggi in poi non venga sprecata un euro. Ogni altra considerazione contro la linea C è pura demagogia elettorale. Una balla in altre parole. Quando il toro è impazzito lo si prende per le corna e lo si rimette sulla giusta via. Non gli si taglia la testa.