Penali si… penali no

In queste ultime settimane abbiamo assistito a un uso quantomeno libero e indiscriminato dell’intimidazione alla chiusura dei cantieri che talvolta è anche stata effettivamente portata a termine. A questo si è aggiunto il disagio di imprese e lavoratori che hanno inevitabilmente chiamato in gioco i sindacati con tutte le ulteriori interruzioni di lavoro che ne conseguono, dalle riunioni sindacali agli scioperi.

Sorge spontaneo chiedersi come il consorzio Metro C possa così tranquillamente concedersi l’interruzione della continuità lavorativa, in particolare alla luce del fatto che sono state appena stabilite delle penali molto consistenti soprattutto per la fine dei lavori della prima fase (Pantano-Parco di Centocelle).

La risposta, noi del comitato, forse l’abbiamo trovata proprio nell’Atto Attuativo del 9 settembre e precisamente nel punto immediatamente successivo a quello che stabilisce le nuove penali, che recita così:

‘La penalità relativa alla prima fase funzionale sarà applicata solo qualora il mancato rispetto del termine di ultimazione di tale fase funzionale impedisca l’avvio dell’esercizio commerciale (…)’

A una prima lettura potrebbe sembrare un semplice tecnicismo ma banalmente vuol dire che se i lavori non terminano il 31 dicembre 2013 ma in qualsiasi giorno successivo entro il 30 settembre 2014, non verrà applicata nessuna penale.

Non ci preoccupa tanto il ritardo dei lavori, in quanto tale, perchè di fatto questo non avrebbe nessuna influenza sulle attività di pre-esercizio e collaudo, propedeutiche alla messa in esercizio; Le lavorazioni residue riguardano solo l’adeguamento alla normativa antincendio e le sistemazioni esterne e quindi una dilatazione dei termini non inficerebbe sull’apertura al pubblico a patto che si rientri appunto nel termine ultimo del 30 settembre 2014.

Quello che invece ci preoccupa è ciò che indirettamente ne deriva: questo periodo di 9 mesi, esente da sanzioni, potrebbe essere un gran bel regalo al contraente generale nella misura in cui, secondo noi, fornisca un ulteriore vantaggio nei confronti dell’amministrazione.

Si è fornita la possibilità di una forte leva contrattuale, una sorta di assicurazione ulteriore per il contraente generale il quale potrebbe in qualsiasi momento far valere le sue pretese, legittime o meno (in questo caso sono i 230 milioni ma chissà che in futuro non possa essere altro), ricorrendo al blocco dei cantieri e quindi a uno strumento che per eccellenza richiama attenzione e induce la necessità di risposte e soluzioni immediate, magari anche saltando qualche passaggio fondamentale.

Questo vantaggio diventa tanto più evidente se pensiamo che si instaura su una condizione già gravata da una bassa esposizione ai rischi da parte delle imprese del consorzio, e tanto più concreto se riflettiamo sul fatto che possibili situazioni scatenanti già esistono (basti pensare ai 90 milioni del lodo arbitrale).

Insomma si è aperto un enorme varco alla possibilità di strumentalizzare lavoratori e imprese che guarda caso alla prima situazione disponibile è proprio quello che è successo. Così che la parte finale del rapporto contrattuale tra amministrazione e contraente generale rischia di diventare più complessa e ingestibile di quanto non sia stato fino ad oggi.