A noi così non piace

A prima vista sembrerebbe un grande miglioramento per la città. Ed in effetti lo è. Ma la nuova mappa della rete metropolitana romana, disegnata sulla base delle ultime azzardate ipotesi del sindaco Ignazio Marino, ovvero niente linea D e stop alla linea C dopo Venezia, a noi proprio non piace. Perché troncare la metro C a piazza Venezia, nonostante i benefici immensi per le centinaia di migliaia di persone che vivono nei quartieri est della città e che devono raggiungere il centro nella parte del Campo Marzio, depotenzia in parte quell’effetto rete che sarà raggiunto solo quando la terza underground romana arriverà almeno ad Ottaviano. Siamo sicuri, comunque, che ci arriveremo prima di quanto si pensi.

Partiamo dalle parole di Marino. Il sindaco, forse impressionato dalla lunga ed estenuante trattativa sullo sblocco dei 253 milioni con il consorzio Metro C sui cantieri delle tratte in costruzione, (a proposito, tutto è rientrato, i cantieri riapriranno il 10 settembre, come ampiamente previsto da noi di MXR), ha ribadito con parole un po’ più dure quanto già manifestato in passato. “Troveremo i fondi per arrivare a piazza Venezia, poi basta metropolitane a Roma“.

MXR trova questa visione del futuro palesemente miope e provinciale. Mentre le più importanti città del mondo, quelle che non hanno già otto o più linee come Parigi, Londra, Madrid e Berlino, mettono sul tappeto piani di sviluppo metropolitano da 2-4-6 nuove linee tutte insieme (come sta succedendo a Ryad o a Dubai), mentre Milano lavora a realizzare la sua quinta linea e Copenaghen predispone le linee 3 e 4, qui a Roma ancora si discute sull’importanza fondamentale di 3 stazioni, di cui solo una nel centro storico (Chiesa Nuova), che consentirebbero un effetto rete reale, la diminuzione dei flussi automobilistici sull’asse Prati-Corso Vittorio-Colosseo-San Giovanni, tra l’altro molto utile anche in chiave pedonalizzazione dei Fori Imperiali, e che aiuterebbero i cittadini di Roma ovest, scambiando con la linea A, di raggiungere l’area di piazza Venezia senza usare l’auto privata.

Certo, in Italia c’è la crisi. E ci sono i tanti inutili grilli parlanti Nimby, e gli spesudo ambientalisti in auto blu, che dicono sempre No a tutto. Sappiamo l’avversione di Marino per i costruttori e gli appalti miliardari. Anche a noi non stanno simpatici questi signori. Ad ogni modo prendiamo le parole di Marino come una fotografia dell’esistente. L’uomo, per chi lo conosce, è davvero molto pragmatico. Per ora Marino sa di non avere i soldi per la tratta T2 ed ogni ragionamento sul reperimento di questi fondi è prematuro, visto che ad oggi siamo arrivati a coprire finanziariamente la tratta fino a Venezia con i 300 milioni destinati alla stazione davanti all’Altare dlela Patria il cui sigillo definitivo del Cipe è atteso a giorni. Dopo ci sono solo le nebbie dell’incertezza. La linea D, è vero, in questo momento sembra un miraggio all’orizzonte. E per questo siamo drammaticamente preoccupati. Ma la tratta T2 della linea C in qualche modo si farà, perchè il Giubileo 2025 è alle porte, perché potrebbe essere inserita come opera strategica nel nuovo dossier per la candidatura alle Olimpiadi 2024, o semplicemente perché è inevitabile che sarà così, quando i cantieri tra Colosseo e Venezia saranno quasi conclusi, le talpe ancora sotto terra e le migliaia di operai sul punto di perdere il lavoro. Per ora la nuova mappa della metro romana non ci piace. Ma sarà la realtà ad aprire gli occhi a Marino sulla tratta T2. E le prossime mappe seguiranno naturalmente.