Alemanno e le metro, un bilancio disastroso

Tra pochi giorni saremo chiamati a votare al ballottaggio per scegliere il nuovo sindaco di Roma. Lanostra posizione sui candidati è ormai nota. Ma è anche arrivato il momento di tracciare un bilancio su quanto fatto dal primo cittadino uscente sul fronte delle metropolitane. Il giudizio che ci sentiamo di dare è molto semplice: Alemanno è stato disastroso. Nessuna inaugurazione sulla linea C, affossamento della linea D, apertura in ritardo, ma paradossalmente troppo in fretta (senza i necessari collaudi), della sola linea B1 (i cui i lavori erano iniziati con Veltroni), con il conseguente susseguirsi di gravi disagi sulla nuova linea. Rinvio dei cantieri del prolungamento della stessa linea B1 e della linea A. Un project financing disastroso sul prolungamento della linea B da Rebibbia a Casal Monastero che porterà tonnellate di cemento e nuovi grigi edifici…

Il nostro giudizio è oggettivo. Nessuno vuole negare le enormi difficoltà finanziarie in cui si è ritrovato il Comune di Roma a causa della crisi, dei tagli a livello nazionale e del debito storico dell’amministrazione. E non possiamo dare neanche ad Alemanno tutta la colpa dei ritardi tecnici (oltre 2 anni) accumulati dal cantiere della linea C nel tratto Pantano-San Giovanni (anche se la responsabilità finale, purtroppo per lui, ricade sempre sulle spalle del capo supremo).

Quello che troviamo in assoluto più grave è stata la sua totale mancanza di visione e coraggio sul tema più strategico che possa riguardare Roma, ovvero il trasporto pubblico su ferro. Alemanno ha atteso 5 anni per aprire l’unico cantiere del suo mandato, per altro già previsto: quello della linea C tra San Giovanni-Colosseo. Non si è minimamente sforzato di trovare le risorse, magari con nuovi mutui, per la tratta finale della linea C tra Venezia e Farnesina limitandosi a lanciare un improbabile project financing, che infatti è fallito, e una richiesta al Cipe fuori tempo massimo per la sola fermata Venezia (che ancora non è stata finanziata).

Ha poi affossato senza colpo ferire la linea D, senza neanche provarci. E non ha presentato neanche lo straccio di un progetto per una nuova eventuale linea da lasciare ai successori. Infine, anche sul fronte tram, di note positive ce ne sono ben poche. Oltre al mini prolungamento del tram 8 e il ritorno parziale sui binari del tram 3 tutto è rimasto lettera morta. Sono stati presentati alcuni progetti per nuove linee ma neanche un cantiere è stato aperto. Chiamare tutto ciò fallimento si può?