Quando avremo una oyster card?

In questi giorni si parla della recessione di Atac dal consorzio metrebus in modo da disintegrare l’integrazione tariffaria del trasporto pubblico che dal 1995 esiste nel Lazio. Come capita spesso negli ultimi tempi si decide di andare contro corrente, ripercorrendo i propri passi fino alla posizione di partenza. Una scelta, a questo punto è il caso di dirlo, antistorica di cui questa amministrazione non si potrebbe certo vantare. Quando invece dovrebbe muoversi in direzione contraria e promuovere PIU’ integrazione, PIU’ accessibilità, PIU’ flessibilità. Magari seguendo i positivi esempi di Hong Kong e Londra dove tecnologia e intelligenti politiche hanno condotto all’uso generalizzato delle smart-card invece dei biglietti cartacei.

A Hong Kong dal ’97 si usa la Octopus Card, a Londra dal 2003 la Oyster card, ma la sostanza non cambia: sono carte elettroniche contactless su cui caricare o gli abbonamenti o semplicemente del denaro (come una normale prepagata) che poi viene scalato ad ogni uso del mezzo pubblico. Sono intelligenti perché ti fanno pagare la tariffa giusta (nel caso di sistemi tariffari complessi, dove il territorio è diviso in zone tariffarie diverse) e offrono prezzi più vantaggiosi del biglietto singolo. Per esempio un viaggio sul bus con la Oyster card costa 1,30 sterline, senza costa 2,20 sterline. L’utilizzo della tessera risulta anche molto vantaggioso perché riduce i tempi di obliterazione: accostandola al lettore in meno di un secondo è vidimata. Operazioni così veloci rendono possibile quello che a Roma sembra impossibile: gli utenti salgono dalla porta anteriore e convalidano la oyster sotto l’occhio vigile del conducente (che a Londra vende pure i biglietti

octopus card

singoli). Chi deve scendere usa la porta posteriore. Le due operazioni, eseguite in contemporanea, richiedono veramente poco tempo anche quando le persone che devono salire sono molte. La Oyster card è gratuita, salvo un deposito di £5 che viene restituito in caso di restituzione della tessera, e si può fare nelle stazioni della metro (anche attraverso macchinette automatiche), in oltre 4000 rivenditori sparsi nella città (edicole in genere), online e al telefono.La Octopus card va oltre e permette di pagare anche i parcheggi (a Hong Kong i parcometri non accettano più denaro contante) e di fare spese nei negozi funzionando a tutti gli effetti come una prepagata.

Dunque Roma Capitale cosa aspetta a fare questo balzo in avanti che renderebbe la vita più facile agli utenti del trasporto pubblico e infierirebbe un colpo ferale alla evasione tariffaria? Trasformiamo la metrebus card in una tessera più intelligente, anche prepagata (e non solo, come ora, per gli abbonamenti), facile da ottenere, utilizzabile sia sui mezzi pubblici che per pagare parcheggi e bike sharing (qui fingiamo di ignorare il pietoso stato del roma ‘n bike). Facciamo, una volta tanto, una piccola rivoluzione per la nostra città.