Metro C, ritardi nel silenzio generale
E’ con grande stupore che leggiamo sul freepress di oggi “leggo” altre brutte notizie per la nostra amata linea C. Trasecoliamo alle dichiarazioni dell’assessore ai trasporti di Roma Capitale, Antonello Aurigemma, sullo stato dei lavori: <<Tutto procede in maniera spedita (SIC!!!)>>.
A corredo una immagine che illustra il nuovo cronoprogramma: da Pantano a Centocelle si aprirà a fine 2012 (12 mese di ritardo!), la successiva tratta Lodi – Centocelle sembra essere stata ulteriormente rimandata (altri 3 – TRE anni di ritardo) per una apertura complessiva da Centocelle fino a Colosseo a fine 2014.
Oltre Colosseo si vedrà, dato che la data riportata (2018) al momento non ha nessuna garanzia: si dice si farà il project financing, ma è tutto da vedere. Non ci meraviglieremmo se questo nodo venisse sciolto dopo le prossime elezioni comunali.
Ci spieghi però il sindaco il perché dell’assurdo ritardo della tratta tra Centocelle e Pantano, praticamente tutta in superficie, senza problemi di natura archeologica e praticamente già fatta dato che per buona parte delle stazioni si trattava solo di lavori di ampliamento/ammodernamento della linea Laziali – Pantano.
Di certo non è possibile continuare così: con procedure di gara che non garantiscono il rispetto degli impegni presi dai vincitori degli appalti, con amministratori troppo accondiscendenti rispetto alle esigenze di profitto degli appaltatori.
Be’, il concetto di ritatrdo o pun tualita’ è relativo ai luoghi e ai contesti..Evidentemente per il buon Aurigemma 12 mesi di ritardo fanno parte di quel fisiologico periodo di ..assestamento ceh viene evidentemente dato per scontato. Una sorta di quarto d’ora accademico…Peccato pero’ che questo..quarto d’ora sia un bruttissimo quarto d’ora per i romani, che continuano a rimanere strangolati in un mare di auto e a usufruire di trasporti fatiscenti..
che schifo questa italia…UNA PENA TOTALE NEL 2011 ANCORA NON SI RIESCE A FARE UN BUCO IN TERRA..IN BURUNDI ERA GIA’ COMPLETA!!!!
Mi chiedo quando le amministrazioni responsabili daranno risposte chiare ai cittadini. Più volte tecnici validi come Ercolani e Tamburrino si sono esposti con consigli e progetti di grande valore tecnico mettendoli a disposizione dei politici eletti per fare il meglio. Da quello che leggo niente è stato preso in considerazione mentre sono stati adottati sistemi e procedure costosi e quindi non completabili per l’uso finale. Siccome ho ancora un pò di fiducia sui tecnici comunali, vorrei che qualcuno di loro rispondesse alle accuse di inefficienza, di disinteresse verso i propri doveri, di sperpero di denaro pubblico evidenziate negli scritti che mi precedono. Grazie.
Mi sembra che il Comitato “METROPOLITANE PER ROMA” riconosca una grande verità, scrivendo: “Di certo non è possibile continuare così: con procedure di gara che non garantiscono il rispetto degli impegni presi dai vincitori degli appalti, con amministratori troppo accondiscendenti rispetto alle esigenze di profitto degli appaltatori”.
Purtroppo si tratta di una verità già nota da anni!
Da almeno 15 anni il Prof. Antonio Tamburino va infatti predicando che la Metro C sarebbe stata irrealizzabile. Ma evidentemente gli appalti miliardari facevano gola a molti e non solo questa Amministrazione ma anche le Amministrazioni precedenti hanno fatto l’errore di buttarsi a capofitto in un’impresa folle senza avere le risorse per realizzarla.
Ora che i soldi sono finiti, con chi possono prendersela i vari Rutelli, Veltroni e Alemanno? Con il destino cinico e baro o con la propria inadeguatezza ed incompetenza? O forse anche con la loro ingordigia, come neanche tanto velatamente lascia intendere l’Ing. Antonio Alei al termine della pag. 28 del suo documento riportato al link http://www.eur.roma.it/documenti/rapportoMetroC.pdf, con le parole che seguono?
Perché le Amministrazioni privilegiano procedure incerte e rischiose? La risposta è semplice ed immediata. Quanto più il progetto di partenza è approssimativo, tanto più si possono attivare le varianti in corso d’opera. Tali varianti sono un’ancora di salvezza universale. Innanzitutto, coprono la grande incapacità progettuale dei tecnici della Pubblica Amministrazione e dei consulenti che gli girano attorno.
Sia i tecnici che i consulenti non devono essere dei bravi ingegneri. Infatti la loro selezione non viene fatta sul merito, ma procede per stretta affiliazione politica. Se mai dovesse capitare un tecnico capace nella Pubblica Amministrazione, l’evento verrebbe percepito e trattato come un’anomalia e quindi la persona “non allineata” sarebbe percepita come un corpo estraneo all'”organismo” e quindi “incapsulata” ed espulsa il prima possibile. In questo modo i tecnici vengono degradati al ruolo di passacarte dei decisori politici. Essi possono concordare poi qualsiasi variante che viene elaborata avendo come obiettivo sia i guadagni dell’impresa, sia i ritorni diretti ed indiretti del mondo politico. In questo modo si tiene in piedi reciprocamente un mondo di incapaci e di corrotti. All’estero le procedure di appalto sono assai più trasparenti, il progetto da mandare in gara è ben definito e il prezzo pattuito è “chiuso”, ossia invariabile. Inoltre sono previste pesanti penali in caso di ritardata consegna o, viceversa, dei premi per l’appaltatore se i lavori terminano prima del previsto, anticipando quindi la fruibilità dell’opera.
Quelli sopra riportati sono i concetti espressi quest’anno dall’Ing. Alei, ma, come già detto, da almeno 15 anni il Prof. Tamburrino mette in guardia dal proseguire nella folle impresa di una “Metro C pesante” (come sappiamo, pesante solo nelle dimensioni e nei costi, perché ha la capacità di trasporto di progetto da metropolitana leggera).
Recentemente ROMA METROPOLITANE ha diffuso una lunga nota riportata al link http://www.eur.roma.it/documenti/notaMetroC.pdf per replicare a quanto rivelato in merito alla Metro C nel libro di Schinaia e Torrisi “LAVORI IN CORSO. PERCHÉ IN ITALIA SI INIZIA MA NON SI FINISCE MAI NIENTE. L’ITALIA INCOMPIUTA”.
Il Prof. Tamburino ha però fatto riferimento a tale lunga nota e, con delle precisazioni che letteralmente “inchiodano alle loro responsabilità” sia Roma Metropolitane che le Amministrazioni Comunali succedutesi in questi anni, precisa testualmente quanto riportato nel seguito:
Roma Metropolitane asserisce di non aver trovato tracce di un interessamento del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per un progetto alternativo della metro C.
Quest’affermazione è falsa. Allego copia della delibera n. 345 del 25.10.1995 del Consiglio Superiore ((si veda il link http://www.eur.roma.it/documenti/CONSIGLIO.pdf). Così non c’è più ombra di dubbio che un progetto alternativo non solo esisteva dal 1995 ed era stato presentato dalla Presidenza del Consiglio al più alto consesso tecnico ma che lo stesso consesso aveva dato via libera a procedere alla sua realizzazione attraverso una gara di “appalto-concorso”, in vista della quale erano stati indicati anche i necessari approfondimenti.
Ma questo progetto non nasceva dal nulla, e neppure da un’autonoma iniziativa della Presidenza del Consiglio. C’erano motivazioni serie e dettagliate.
Nel 1995 si era in fase di preparazione del Grande Giubileo del 2000 e, tramite un accordo trilaterale fra il Governo, la Santa Sede e il Comune di Roma, si era concordato che l’opera fondamentale da realizzare doveva essere la metro C.
Ma ci si rese subito conto che il progetto del Comune non era cantierabile (secondo Roma Metropolitane solo nel 1996, ormai a tempo scaduto, ci si accorge che erano emerse “criticità”!) Allora con un accordo esplicito, sempre fra Governo, Santa Sede e Comune, si decise l’elaborazione parallela di un progetto di una metro leggera ad automazione integrale, per verificarne la sua completa fattibilità, entro i tempi inderogabili dell’evento giubilare. E, tutti d’accordo, si affidò l’incarico alla Presidenza del Consiglio.
Si trattò di un lavoro complesso e impegnativo che richiese, fra l’altro, l’elaborazione del primo modello matematico della mobilità romana, nonché il già citato parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Il risultato fu positivo senza riserve, come ufficialmente attestato dalla lettera della Presidenza del Consiglio al Comune di Roma, in data 20 novembre 1995 (si veda il link http://www.eur.roma.it/documenti/LETTERA.pdf). Da essa si evince che, mentre del progetto del Comune di una metro pesante su ferro a guida manuale non si erano avute più tracce, per la metro leggera ad automazione integrale tutto era pronto per procedere alla realizzazione dell’opera. Anche di questa lettera allego copia. Se sarà il caso, produrrò documentazione relativa a tutti gli altri atti procedimentali”.
Cosa successe dopo quella lettera? Il silenzio assoluto. Il Comune non diede mai una risposta. Salvo che poi il Comune, l’anno successivo, adducendo timori di possibili ritardi nei finanziamenti, che peraltro la citata ed impegnativa lettera governativa rendeva insussistenti, e soprattutto prendendo finalmente atto delle “criticità” del suo progetto, cancellava definitivamente la costruzione della metro C. Con decisione totalmente autonoma. Resta così il mistero sul perché alla Capitale sia stata negata la possibilità di avere una metro modernissima sin dall’anno 2000.
Roma Metropolitane, anziché portare luce sui fatti, preferisce cancellarli dalla storia. Ma non è facile cancellare proprio tutto.
L’Azienda afferma che non c’è più nulla in sospeso e che i ricorsi nelle varie sedi giurisdizionali sono stati tutti vinti. Si tratta di un’affermazione quanto meno affrettata. Sta di fatto che la Corte dei Conti da circa due anni sta conducendo un’indagine approfondita su tutta la vicenda passata, presente e futura della metro C. La conclusione dovrebbe essere imminente.
Veniamo al TAR, a cui Italia Nostra si è rivolta nel 2006.
È vero che, con molta sollecitudine, non è stata concessa la sospensiva, ma è altrettanto vero che, dopo, nonostante tutti gli sforzi fatti, sono passati più di 5 anni e il Tribunale non ha ancora avuto il tempo di fissare una prima udienza per discutere nel merito!!! Conclusione: la metro C è un’opera importante per la città e le “criticità”, da me evidenziate già oltre 15 anni fa, ora sono sotto gli occhi di tutti. Ritengo che i cittadini, che oggi sono i finanziatori e che domani, auspicabilmente, saranno gli utenti dell’opera, abbiano diritto ad un’informazione chiara e completa.
Propongo a Roma Metropolitane di impegnarsi a:
– pubblicare l’indagine della Corte dei Conti appena ne avrà notizia;
– sollecitare il TAR a fissare l’udienza di merito, chiedendo la seduta pubblica e la pubblicazione dei documenti prodotti dalle parti in causa.
Si farebbe un passo importante che potrebbe contribuire anche a risolvere una grave criticità nazionale.
La travagliata realizzazione delle grandi opere pubbliche è ormai riconosciuta come una delle cause fondamentali del mancato sviluppo del Paese.
Il dramma sta nel fatto che noi non spendiamo meno dei Paesi più sviluppati, ma spendiamo male. I costi arrivano anche al triplo di quelli europei, i tempi sono biblici, le tecnologie sono spesso obsolete e financo ci permettiamo il lusso di lasciare ai posteri grandi opere incompiute.
Questi mali sono pressoché spariti nel Nord Europa. Come mai?
La svolta si è avuta con la convenzione di Aarhus del 1998. Essa è stata poi tradotta in norme operative dall’Unione Europea, norme che hanno rivoluzionato la pubblica amministrazione nel senso di collocare il cittadino al centro del processo decisionale. Ciò comporta che, sulla base di informazioni senza più alcun vincolo di riservatezza fornite dall’amministrazione, i cittadini verificano, integrano, avanzano proposte alternative. Si arriva così ad una soluzione ottimale e condivisa.
Tutto questo si è dimostrato un salto di civiltà, con grandi benefici per tutti.
È evidente che a Roma Metropolitane non sanno ancora dove si trovi Aarhus. Loro sono convinti di coabitare con la verità e che chi non condivide le loro scelte è disinformato. Anzi, è un “quisque de populo”, come viene inquadrato un tale “sig. Tamburrino”. Intanto per la metro C abbiamo già speso un sacco di soldi e accumulato gravi ritardi. E Dio solo sa come finirà.
La mia proposta di dare la parola alla Corte dei Conti, di riattivare il TAR e di cominciare a dare conto in pubblico delle possibili soluzioni alternative vuol essere un invito ad iniziare, finalmente, un cammino di ravvedimento operoso.
Oltre allo schema, sul trafiletto di Leggo c’è però anche una miniintervista ad Aurigemma, che purtroppo dichiara: “la prima tratta della metro C da Pantano a Centocelle aprirà TRA UN ANNO”!
Fermo restando che in fatto di metropolitane anche giornali ben più autorevoli dei free-press hanno spesso riportato notizie inesatte/incomplete, la notizia è comunque preoccupante….spero di essere smentito dai fatti, ma sono sicuro che gli eventuali nuovi cronoprogrammi (o meglio ritardi) della metro C verranno dichiarati in maniera ufficiale nel giorno dell’inaugurazione della metro B1, nel tentativo di ridurre la portata di quella che rischia di essere l’ennesima brutta notizia per la metro romana!
In ogni caso io non mi fiderei dello schema pubblicato su leggo.
Fanno fede solo le informazioni che si trovano su romametropolitane.it e che al momento prevedono l’apertura fino a Centocelle (inutile) a Giugno 2012, fino a Lodi a Dicembre 2012, e a Colosseo nel 2016. Quindi il free press sbaglia due volte, una in eccesso e una in difetto.
In ogni caso dovrebbero proprio smettrerla di dire che sono in linea con i tempi…fanno ridere, anzi non fanno più nemmeno ridere, fanno incazzare di brutto.
quando venne aggiudicata la gara si disse:
san giovanni – pantano 2011
san giovanni – colosseo 2013
colosseo – clodio 2015
scusate ma la tratta pantano colosseo non era prevista per fine 2016?
urge un comunicato!!